L’altissima presenza di detenuti che appartengono alle minoranze socio-religiose “è dovuto all’atteggiamento di alcuni Stati, che prendono di mira le sezioni più vulnerabili della società”.
Lo afferma ad AsiaNews Arun Ferreira, attivista cristiano per i dalit e i tribali, commentando l’ultimo rapporto Prison Statistics India preparato dal National Crimes Record Bureau (Ncrb). Stando ai dati, nel 2012 il 28,02% dei carcerati di tutto il Paese appartiene alla comunità islamica: una percentuale molto alta, dal momento che in India i musulmani rappresentano solo il 13,4% della popolazione. La situazione è analoga per i prigionieri di fede cristiana: il 6% dei detenuti su scala nazionale, nonostante solo il 2,3% degli indiani sia cristiano.
“Queste percentuali – spiega l’attivista – si verificano perché dalit, tribali, musulmani e cristiani diventano spesso vittime per colpa di cavilli e sezioni del Codice penale indiano”.
Ferreira ha scontato sulla propria pelle la realtà delle carceri: nel maggio 2007 è stato arrestato a Nagpur (Maharashtra) con l’accusa di essere un naxalita (guerrigliero maoista), e processato per 11 capi d’imputazione secondo l’Unlawful Activities (Prevention) Act. Durante la detenzione è stato torturato e interrogato due volte con il “siero della verità”, farmaco psicoattivo oggi illegale. Dopo quattro anni e otto mesi di prigione è stato rilasciato su cauzione.
Ferreira racconta ad AsiaNews: “La mia esperienza in carcere è che ogni Stato tende a prendere di mira le minoranze, mostrando così alcune sue caratteristiche specifiche.Negli Stati in cui prevale l’aspetto induista – come l’Orissa post pogrom di Kandhamal – ci sono stati numerosi casi di cristiani innocenti arrestati e detenuti in prigione, con accuse false di essere naxaliti. È accaduto anche in Gujarat dopo i disordini del 2002. In Jharkhand e Chhattisgarh, con una forte influenza indù, si scagliano con intensità contro la comunità cristiana, trattandola come ‘la parte criminale’ dei dalit e dei tribali”.
Molto spesso poi i cristiani finiscono nelle maglie della giustizia con dei pretesti, perché sostengono battaglie giudicate “scomode” dalle autorità.
“In Jharkhand, Chhattisgarh e Orissa – aggiunge – alcuni tribali cristiani sono stati catturati con finte accuse di terrorismo, quando in realtà il problema era la loro lotta contro i grandi progetti minerari, che avrebbero causato molti espropri terrieri. Lo stesso è accaduto in Tamil Nadu, dove i cristiani sono stati accusati di ‘eversione’ perché si opponevano alla costruzione dell’impianto nucleare di Kudankulam. Purtroppo né il governo, né il Ncrb riconoscono i prigionieri politici come categoria a parte, quindi non ci sono statistiche a riguardo”.