A Milano è stato presentato l’ultimo rapporto Acs sulla libertà religiosa: «Un cristiano su sette vive in paesi dove c’è persecuzione religiosa anticristiana».
Grazie all’Unione Giuristi Cattolici Italiani (Ugci), la più recente edizione del Rapporto sulla libertà religiosa prodotto da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) è stata presentata anche a Milano, nel contesto del convegno di studio “La protezione della libertà religiosa – Lesioni attuali e prospettive di tutela giuridica” che si è tenuto presso l’aula magna del Palazzo di Giustizia il 5 febbraio scorso.
Il Rapporto per il 2018 è un librone di 850 pagine – meglio procurarsi la chiavetta – che è stato presentato per la prima volta il 22 novembre scorso a Roma e che riassume le legislazioni sulla libertà religiosa e le violazioni di fatto di tale libertà in 196 paesi del mondo, dall’Afghanistan allo Zimbabwe. L’attenzione principale è rivolta ai cristiani, 300 milioni dei quali vivono in paesi dove la loro fede è attivamente perseguitata, il che vuol dire che al mondo 1 cristiano su 7 vive in paesi dove c’è persecuzione religiosa anticristiana. Ma il Rapporto illustra anche le lesioni alla libertà religiosa di gruppi religiosi diversi dal cristianesimo, perpetrate da governi e da minoranze fanatiche.
LA LIBERAZIONE DI ASIA BIBI
Ad aprire i lavori della giornata è stato proprio il presidente della sezione italiana di Acs, Alfredo Mantovano, che rallegrandosi della recente sentenza della Corte Suprema del Pakistan che ha respinto il ricorso contro la precedente sentenza di assoluzione e liberazione di Asia Bibi, ha ripercorso i passaggi salienti del calvario della bracciante cristiana accusata di blasfemia e imprigionata nel 2009. Alla sua conclusione, la vicenda presenta aspetti positivi, come il coraggio dei giudici della Corte Suprema che hanno ribaltato le sentenze delle Corti territoriali e hanno giustificato sulla base del Corano il proscioglimento della donna, e la dichiarazione di 150 imam in difesa di Asia Bibi e di condanna del terrorismo; ma presenta anche aspetti negativi come il fatto che 187 persone in Pakistan sono detenute, condannate o in attesa di giudizio, per processi dovuti alla legge sulla blasfemia, e come il fatto che ci sono voluti quasi dieci anni e l’uccisione di due personalità come il governatore del Punjab Salman Taseer e il ministro cristiano Shahbaz Bhatti prima che l’assoluzione della contadina cristiana diventasse definitiva.
COREA DEL NORD, CINA E NIGERIA
Mantovano ha poi passato in rassegna i paesi dove si registrano le persecuzioni più violente o più capillari nei confronti dei cristiani: la Corea del Nord, dai cui lager arrivano scarne notizie sulla gran quantità di persone imprigionate per motivi legati alla fede religiosa; la Cina, dove la persecuzione non si è attenuata nonostante gli accordi conclusi con la Chiesa cattolica, anzi ha conosciuto una recrudescenza con i regolamenti sugli affari religiosi inaugurati nell’aprile dell’anno scorso; la Nigeria settentrionale dove Boko Haram rapisce e stupra le ragazze cristiane per costringerle a mettere al mondo figli che saranno musulmani e impedire che vadano in spose ai cristiani.
Mantovano ha rievocato la storia di Rebecca Bitrus, la madre di due figli nigeriana rapita da Boko Haram, che dopo averle ucciso annegandolo il figlio di 1 anno per costringerla a rinnegare il cristianesimo, l’hanno affidata a un guerrigliero dai cui stupri è nato un altro bambino. Rebecca è fuggita portando con sé anche il figlio della violenza carnale, e si è riunita al marito scampato al rapimento. «Lo stupro è un’arma di persecuzione religiosa e di guerra», ha spiegato Mantovano. Che è passato a descrivere alcuni casi di violazione della libertà religiosa in Occidente: non solo quelli basati su attacchi terroristici come quello fallito a Barcellona, dove una cellula terroristica islamista voleva attaccare la Sagrada Familia, ma quelli a cui accennava papa Francesco in una sua omelia a Santa Marta.
«Un’altra persecuzione della quale non si parla tanto (…) si presenta travestita come cultura, travestita di cultura, travestita di modernità, travestita di progresso: è una persecuzione — io direi un po’ ironicamente — educata. (…) Quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di figlio di Dio. Vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. È la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Dio ci ha fatti liberi, ma questa persecuzione ti toglie la libertà! E se tu non fai questo, tu sarai punito: perderai il lavoro e tante cose o sarai messo da parte». (12 aprile 2016)
CRISTIANI DISCRIMINATI IN OCCIDENTE
Mantovano ha ricordato il padre di famiglia francese arrestato per aver indossato in pubblico una felpa della Manif pour tous, i laureati in legge di un’università cattolica canadese che non vengono ammessi all’Ordine degli Avvocati che li respinge a causa dei regolamenti religiosamente ispirati su cui si regge l’università di origine, l’impiegata Kim Davis incarcerata per non aver rilasciato una licenza matrimoniale a persone dello stesso sesso. Il presidente dell’Acs italiana ha concluso ricordando che da tempo l’associazione non devolve più le sue donazioni soltanto per la costruzione di edifici religiosi e attività pastorali, ma anche per azioni umanitarie come la ricostruzione delle località cristiane distrutte dall’Isis in Iraq e in Siria. In questi paesi Acs ha speso dall’inizio della crisi 71,5 milioni di dollari.
CALCIO E PALLAVOLO
È seguita la testimonianza di padre Antoine Tawfik Sawfat Alan, un francescano di Alessandria, che ha illustrato la complessità della situazione egiziana. In Egitto il 40 per cento della popolazione, che è musulmana per il 91 per cento e cristiana per l’8 per cento circa, è analfabeta. Ciò la espone alla propaganda degli imam radicali, che agitano gli animi nel corso dei sermoni della preghiera del venerdì. L’Occidente, che da secoli vive una separazione fra religione e politica, fa fatica a capire il contesto dei paesi musulmani, dove la fede non è confinata al sentimento religioso, ma è parte integrante dell’identità civile e politica della persona. In Egitto l’islam è religione di Stato e le leggi devono trarre ispirazione dalla sharia, la legge coranica. Per le questioni personali sono ammesse le norme canoniche della religione di appartenenza, così il diritto di famiglia è differente per i musulmani e per i cristiani sulla base della diversità religiosa.
Ma i tribunali della sharia intervengono se uno dei due coniugi passa all’islam, e le leggi sulle eredità sono per tutti gli egiziani quelle di origine islamica. Con l’avvento al governo dell’ex militare Abdelfattah Al Sisi è diventato più facile ottenere i permessi per la costruzione di nuove chiese o per riparazioni di quelle già esistenti (prima occorrevano permessi presidenziali), ma la mentalità dominante non è cambiata, e ciò fa sì che spesso le leggi in materia non vengano applicate. Padre Antoine ha fatto l’esempio di Minya, dove recentemente una folla di musulmani ha minacciosamente circondato un edificio dove alcuni cristiani stavano celebrando Messa avendo avuto tutti i permessi del governatore. Aizzati da un predicatore estremista al termine della preghiera del venerdì, i manifestanti hanno di fatto costretto la polizia ad evacuare i cristiani dall’area dopo aver interrotto la loro celebrazione, che era perfettamente legale.
Consapevole della necessità di lavorare perché le mentalità cambino, la Chiesa cattolica è impegnata nella conduzione di scuole dove sono ammessi studenti e studentesse musulmani: in 137 scuole cattoliche sparse su tutto il territorio nazionale gli studenti musulmani sono l’80 per cento del totale, e gli insegnanti della stessa fede sono il 70 per cento del relativo corpo docente. Nel frattempo, gli abusi contro i cristiani restano numerosi. Tutti gli anni decine di ragazze cristiane copte vengono rapite da giovani musulmani che le mettono incinta e poi offrono il matrimonio riparatore alla famiglia, che normalmente accetta per evitare guai peggiori. Questo alle ragazze musulmane non succede praticamente mai.
C’è discriminazione anche in ambito sportivo. «In una scuola», racconta padre Antoine, «c’era un ragazzo di quarta elementare molto forte a pallavolo: la squadra della scuola vinceva grazie a lui. Un giorno è arrivato un allenatore da fuori per selezionare i giocatori da mandare ad un torneo. “Chi è questo bambino col nome strano?”. “È un cristiano, è il più bravo della scuola a pallavolo”. “No, lasciamo perdere, questo non lo posso portare”. Quel bambino ero io», conclude il frate. «Negli sport ad alto livello i cristiani sono sottorappresentati. Siamo l’8 per cento della popolazione, ma nella serie A del calcio è rarissimo trovare giocatori cristiani. Noi sappiamo che ci sono molti posti nella società che non potremo mai occupare, a meno che la nostra famiglia non sia ricchissima. Ma non ci arrendiamo e non ci nascondiamo. Ci tatuiamo la croce sui polsi o icone sul corpo, lottiamo per il riconoscimento dei nostri diritti, ma sempre mostrando amore per gli altri, senza ricorrere alle armi e senza proteste violente. Preferiamo l’attuale governo a quello precedente deposto dai militari. Il presidente attuale ha reso più facile la costruzione e la riparazione delle chiese, è il primo capo di Stato egiziano che partecipa alla Messa di Natale ed è grazie alla sua opera di persuasione che il grande imam di Al Azhar prende iniziative come l’incontro con papa Francesco e la firma di un documento comune. Noi cristiani appoggiamo l’attuale governo perché rappresenta l’unica strada verso un cambiamento positivo. Se l’islam cambia in meglio in Egitto, cambierà in meglio in tutto il mondo».
ATTACCHI CONTRO MUSULMANI ED EBREI
Sono seguiti gli interventi più propriamente giuridici di Robert Clarke, avvocato britannico responsabile della sede europea di Adf International, una Ong americana di ispirazione cristiana che difende la libertà religiosa, di Alessandra Abis dell’Università Cattolica e di Mattia Ferrero, delegato per le attività internazionali dell’Ugci. Clarke ha parlato sul tema “La persecuzione dei cristiani come genocidio”, raccontando come alcune istituzioni nazionali e internazionali siano giunte a dichiarare ufficialmente che quello contro i cristiani e gli yazidi in Iraq e in Siria per mano dell’Isis sia stato un genocidio: l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Parlamento Europeo, il Congresso americano, il Parlamento britannico sede europea a Vienna.
Ha pure ricordato che, sotto altra forma, la libertà religiosa è attaccata nei civili paesi europei, dove le famiglie rischiano di vedersi sottratti i figli minori a motivo dell’educazione religiosa che impartiscono loro. Alessandra Abis ha svolto con competenza la sua relazione su “Le persecuzioni religiose di fronte al sistema europeo di asilo” e Mattia Ferrero ha concluso i lavori intervenendo sul tema “Crimini d’odio e violazione della libertà religiosa”, nel corso del quale ha mostrato le statistiche relative ai “crimini d’odio” contro cristiani, musulmani ed ebrei in Francia, Svezia, Regno Unito e Germania. In Francia l’anno scorso gli attacchi contro le chiese sono diminuiti per la prima volta dal 2008, ma continuano ad aumentare quelli contro gli ebrei.