Dal comunismo all’islam e poi al cattolicesimo: un percorso non comune per una donna albanese, Esmeralda, che dopo essere cresciuta in una famiglia musulmana, in un ex regime ateo, ha abbracciato il cattolicesimo, una volta in Italia.
Esmeralda ha un rosario grande intorno al collo. Quando la incontriamo ha appena imparato a pregarlo. Ce lo racconta con gli occhi commossi. Già, “gli occhi”. E’ la prima cosa che si nota in un convertito. Lo sguardo come aperto per la prima volta, da lontano. Un velo di inadeguatezza che sposa la novità, una certa smania di chi non vede l’ora di raccontare cosa ha appena scoperto, la paura di non essere capiti né guidati.
Un rischio che Esmeralda ha sfiorato prima di ritrovarsi in una cittadina d’Italia dove un giovane sacerdote ha raccolto la sua sete di preghiera per accompagnarla ai sacramenti. “Ho trovato un prete che mi ha aperto le braccia e che non ha esitato a raccontarmi di Cristo. In lui ritrovo l’amore e la Verità che il cattolicesimo mi ha svelato. Mi fa da padre per portarmi al Padre.”
Esmeralda non viene da lontanissimo, è albanese e ripete spesso di non avere paura nel raccontare la sua storia, né che possa non essere capita dai più e tantomeno che possa ritrovarsi alle prese con la rabbia di qualcuno incapace di digerire il fatto che si possa scappare da Allah. Ha voglia di gridare a tutti il suo passaggio dalla sopravvivenza alla Vita: anche se il suo percorso di conversione non è finito. Non ha ancora trent’anni, ma ha già viaggiato tanto in giro per l’Europa. Costretta a separasi dalla sua famiglia e da casa sua, perché la dittatura comunista non ha lasciato troppo pane e libertà agli albanesi.
Parliamo di un Paese che prima sottoposto all’impero ottomano, nel Seicento ha scoperto il cristianesimo grazie alla Propaganda Fide, preoccupata dal terrore crescente instaurato dall’islam in quel lembo lacerato dei Balcani. Ma con la seconda guerra mondiale il testimone dall’islam è passato all’incubo comunista lasciando, però, inalterato il minimo comune denominatore: miseria e persecuzione del cattolicesimo. Con la dittatura di Enver Hoxha, l’Albania è diventata il primo Paese ateo per costituzione. Eppure se c’era da perseguitare, le vittime predilette erano comunque i cattolici. Sono tantissimi i sacerdoti, le suore, i seminaristi, vescovi che sono stati uccisi per la croce, per un abito “fuori posto”, perché semplicemente cristiani. In “Appunti sul Medio Oriente”, Hoxha inneggia apertamente alla civiltà arabo-musulmana e alla superiorità del Corano sulla Bibbia.
Oggi l’Albania, nonostante l’ateismo imposto in oltre quarant’anni di comunismo, è rimasta un Paese a maggioranza islamica. Esmeralda è nata in una famiglia musulmana ed è stata istruita ai dettami dell’islam, per quello che era possibile in un Paese ateo per Costituzione. Ricorda di quando la madre le chiedeva di non dare troppo nell’occhio quando andava in giro e di non indossare quegli orecchini a forma di croce che tanto le piacevano, pur ancora ignorando il significato di quel simbolo. Del ramadan ricorda “solo la fame”, ci dice, sorridendo. Che è l’unica che resta in una religione in cui l’ascetismo è sconosciuto. Ci racconta di un islam che non le ha dato niente e per questo l’ha abbandonato presto: non riusciva a trovare sazietà interiore. Sentiva il bisogno di pregare, adorare. Un giorno, quando lavorava come badante di un’anziana signora, nel Nord Italia, fuori dai denti ha tirato la richiesta di accompagnarla in quella chiesa che tanto frequentava. Passava davanti a quell’edificio tutti i giorni, sentiva le campane suonare e le mettevano serenità, ma non aveva il coraggio di varcarne il portone. Quando la curiosità l’ha vinta, la vita l’è cambiata.
Ma quella prima esperienza con il cattolicesimo non ha trovato una risposta. Non c’era un sacerdote con il desiderio di seguirla, dedicarsi all’evangelizzazione, spiegarle cosa succede il quel tempio così lontano da una moschea. La vita l’ha portata a trasferirsi ancora, quel desiderio interiore non è stata soffocato e l’angolo d’Italia che adesso è diventato casa, le ha regalato un parroco che non ha paura di accompagnarla. Le spiega l’amore per Maria e rifiuta un ecumenismo a senso unico, utile solo ad annacquare le differenze tra Dio e Allah.
Quando Esmeralda ripensa all’Albania di oggi rivede un Paese radicalmente cambiato da quello che ha conosciuto da bambina. Dove l’islam è più forte che mai, dove il velo è un simbolo comune e al quale non si può rinunciare. Dove gli imam predicano un “islam puro e violento”, dove è tangibile il progetto turco d’islamizzazione dei Balcani e dell’Europa tutta, a cominciare dai ragazzi spediti da quindicenni in Turchia per diventare imam provetti e ritornare in Albania ancora più islamici. Dove tornare con una croce al collo non è esattamente la cosa che si consiglia di fare. La progressiva radicalizzazione in Albania è legata principalmente all’infiltrazione dell’ideologia wahhabita nel Paese, a partire dai primi anni 2000, sostenuta da ingenti fondi provenienti dal Golfo per finanziare le attività di propaganda.
Oggi Esmeralda è felice della nuova vita in Cristo, e non ha intenzione di fare alcun passo indietro. “Costi quel costi”, ci racconta guardandoci dritto negli occhi. C’è una sola cosa che non vuole sentire e non la prende bene se si insiste: “cattolici e musulmani hanno lo stesso Dio”. “Chi lo dice mente”, aggrotta le sopracciglia e ci saluta, “a me Cristo ha cambiato la vita”.