Lo ha lanciato Delmastro (FdI) ad una conferenza di Sos Cristiani d’Oriente. Presente anche Paul Bhatti. Sul calvario di Asia Bibi è stata scritta la parola fine. La donna pachistana cristiana, accusata di blasfemia nel suo Paese nel 2010 e condannata a morte, ad inizio maggio è finalmente arrivata in Canada, dove ha potuto riabbracciare marito e figli. Ma in Pakistan come altrove sono tanti i cristiani che continuano a vivere sotto la scure della persecuzione. Se n’è parlato oggi alla Camera dei Deputati, in una conferenza organizzata da Sos Cristiani d’Oriente, che ha spiegato che sta portando avanti tre progetti nel Paese: la costruzione in Punjab di case da donare a famiglie cristiane che non hanno un tetto, l’edificazione di due chiese a Karachi e fornire a Faisalabad un terreno ai cristiani per poter lavorare in condizioni non di schiavitù. Oltre ad Arthur Lanternier, responsabile dell’associazione nata in Francia ed approdata nel 2018 anche in Italia, hanno partecipato Henri Malosse, già presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese), organo consultivo dell’Ue, Paul Bhatti, medico e politico pachistano, fratello di Shabbaz, ministro delle Minoranze in Pakistan ucciso nel 2011, e Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia nonché anima del Gruppo interparlamentare per la libertà religiosa dei cristiani nel mondo, creato nel febbraio scorso.
Le tre proposte
Quella di oggi è stata occasione per lanciare tre proposte concrete da parte dell’intergruppo. Come ha spiegato Delmastro, si tratta dell’istituzione di una Giornata nazionale contro la persecuzione dei cristiani nel mondo, l’impegno per subordinare i trattati bilaterali con il Pakistan ai progressi a tutela delle minoranze religiose, la richiesta al governo italiano ad attivarsi con Islamabad affinché venga attenuata la legge sulla blasfemia, che oggi non prevede l’onere della prova per l’accusatore e comporta il carcere a vita o la condanna a morte per l’imputato. Questa norma – ha affermato Delmastro – “viene spesso interpretata come strumento per scardinare l’identità cristiana”. Delmastro ha spiegato che la prossima settimana presenterà una mozione in commissione Esteri della Camera per chiedere un intervento concreto in favore di questi tre punti. Intervenuta anche la senatrice Isabella Rauti, sempre di FdI, per garantire che si farà promotrice della mozione pure a Palazzo Madama. Lo sguardo di Delmastro si è dunque rivolto all’Ue, chiedendo che anche Bruxelles leghi gli interventi della cooperazione europea nei Paesi del terzo mondo alla verifica che vengano compiuti passi in avanti nel rispetto dei diritti delle minoranze religiose. A tal proposito Henri Malosse ha ricordato che “da dieci anni l’Ue ha un rapporto privilegiato con il Pakistan sul commercio, nonostante Islamabad non rispetti i diritti fondamentali di tutte le minoranze religiose”.
“Il problema non è (solo) la legge sulla blasfemia”
Chi ben conosce questa realtà è Paul Bhatti, che ha raccolto l’eredità del fratello sostituendolo come ministro delle Minoranze per un periodo dopo il suo omicidio. Per lui eliminare la legge sulla blasfemia sarebbe un fatto storico, un segnale incoraggiante, ma non sarebbe risolutivo. “Nessuna pena di morte è stata comminata nei confronti di chi aveva questa accusa – le sue parole – piuttosto molti vengono uccisi a processo in corso”. L’ex ministro ha citato gli episodi di assalti a interi villaggi o quartieri popolati da cristiani solo perché all’interno vivevano persone accusate di blasfemia. Non solo: a proposito di terrorismo, si ricordano l’attacco kamikaze in una scuola di polizia nel 2016 che ha provocato 59 vittime e diversi attacchi alle scuole: dopo uno di questi, nel 2015, gli attentatori hanno lasciato anche un sinistro volantino di minacce. “Il problema – ha spiegato – è l’ideologia diffusa della violenza”. Semi di odio che vengono instillati nei bambini dai loro insegnanti delle scuole oppure in larghe fette della popolazione da parte di imam radicali. Quello della povertà, poi, è un altro aspetto evocato da Paul Bhatti. “L’odio – ha detto – spesso non è verso i cristiani in quanto tali, ma verso i cristiani in quanto appartenenti a classi sociali meno abbienti”. Egli ha spiegato che in Pakistan vige una mentalità basata sul sistema delle caste, per cui c’è un sentimento di repulsione verso chi è povero e fa lavori umili. Bhatti ha ricordato l’impegno di suo fratello Shabbaz, che da ministro fece istituire una quota fissa del 5% per l’assunzione di appartenenti alle minoranze in posti di lavoro pubblici o nelle università. “Grazie a questa iniziativa – ha detto – diversi cristiani sono diventati giudici o sono entrati nelle forze dell’ordine”. Sempre a Shabbaz si deve la possibilità per i cristiani di diventare senatori. C’è del seminato, dunque. Ai governi e alle associazioni il compito di contribuire a farlo germogliare.