Vorrei oggi aggiornarti sulla persecuzione in corso sofferta dal Cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong e leader indiscusso dei cattolici cinesi.
Ti ricordo che il Cardinale Zen era stato arrestato nello scorso mese di maggio, insieme a cinque altre persone.
La prima accusa era sempre la solita: la cosiddetta “sedizione e collusione con forze straniere”, la cui pena può arrivare anche all’ergastolo.
La seconda accusa (o scusa), è che è stato accusato, insieme ad altri imputati, di non aver registrato regolarmente un fondo umanitario di cui erano amministratori fiduciari.
Ti ricordo che subito dopo l’arresto del Cardinale nel mese di maggio, i membri e sostenitori di questo Osservatorio hanno firmato una “Dichiarazione di Sostegno” nella quale assicuravano al Cardinale “il loro sincero sostegno e le loro preghiere, ringraziandolo per la sua eroica testimonianza”.
Inoltre, sempre nel mese di maggio, in occasione della “Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina”, istituita da Papa Benedetto XVI, questo Osservatorio ha fatto celebrare una messa per le intenzioni dei cristiani cinesi perseguitati.
La situazione del Cardinale Zen oggi
Fino a questo momento il Cardinale non è stato ancora incriminato ai sensi della legge di sicurezza nazionale, che criminalizza ampiamente le cosiddette “sedizione e collusione con forze straniere”, che avrebbero comportate sanzioni severissime.
Nonostante questo, riguardo l’accusa di non aver registrato in maniera corretta un fondo umanitario di cui erano amministratori fiduciari, il Cardinale Zen è stato rinviato a giudizio dal giudice della Corte di West Kowloon.
Il giudice ha deciso che ci sarebbero elementi per il rinvio del Cardinale a giudizio, aggiornando il procedimento al 26 ottobre.
È assurdo il fatto che l’accusa continua ad insistere sul fatto che gli imputati non avrebbero registrato in maniera corretta un fondo umanitario che d’altronde è servito per pagare le spese legali a letteralmente migliaia di manifestanti filodemocratici coinvolti nelle proteste anti-dittatura del 2019.
Si vede chiaramente che questa è una accusa-scusa. Infatti, portare un Cardinale novantenne a giudizio per un non ancora provato errore burocratico, la cui pena, se condannato, ammonta a soltanto 1.500 Euro di multa, ma non la prigione, è qualcosa di raccapricciante.
Comunque, gli imputati si sono dichiarati non colpevoli anche perché chiaramente non avevano nessun obbligo di registrare questo fondo umanitario in base alla Societies Ordinance, l’ordinanza che disciplina la costituzione di associazioni di persone a Hong Kong.
Resteremo adesso a vedere come si muoveranno le autorità comuniste riguardo alle accuse di “sedizione e collusione con forze straniere”, che, come scritto sopra, rientra nell’ambito del provvedimento sulla cosiddetta sicurezza, la cui pena può arrivare anche all’ergastolo.
Nel frattempo, hanno espresso solidarietà al Cardinale Zen Mons. Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco, e Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, nel Kazakistan.
Da parte sua, il Cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, intervistato dal Messagero di Roma, ha affermato che il Cardinale Zen “è un simbolo ed è stato arrestato con un pretesto, non ha fatto nulla, è un personaggio autorevole, coraggioso e tanto temuto dal governo”.
Il Cardinale Muller ha confermato al Messaggero anche il dubbio che il Cardinale Zen potrebbe essere stato sacrificato:
– “Del resto, non è la prima volta nella storia della Chiesa che sono stati sacrificati cristiani esemplari. A volte il cinismo della politica prevale sulla libertà che ci insegna il Vangelo. Che il vostro parlare sia sì sì, no no”.
Secondo la Catholic News Agency (CNA), il Vaticano è rimasto per lo più in silenzio sul processo di Zen, a parte aver rilasciato una dichiarazione dopo l’arresto del cardinale a maggio in cui esprimeva “preoccupazione” e che stava “seguendo l’evolversi della situazione con estrema attenzione”.
Sempre secondo la CNA, il processo al cardinale arriva mentre la Santa Sede e Pechino stanno definendo i termini del rinnovo dell’accordo sulla nomina dei vescovi in Cina.
Il Cardinale Zen è stato uno dei critici più espliciti dell’accordo del Vaticano con la Cina da quando è stato firmato per la prima volta nel 2018, definendolo “un incredibile tradimento”.
Il fatto è che in Cina, lontano dai nostri occhi e nell’indifferenza generale dell’Occidente, i cristiani continuano a essere perseguitati, a soffrire e a morire.
Infatti, è dagli anni ‘50 del secolo scorso che i comunisti cinesi cercano di inquadrare la Chiesa Cattolica in un’associazione controllata dallo Stato, la cosiddetta Associazione della Chiesa Patriottica.
Rifiutare la Chiesa Patriottica spesso significava il martirio.
Preti e vescovi sono stati condannati ai lavori forzati nei Laogai, i campi di concentramento cinesi. Molti sono scomparsi nel nulla. Le chiese sono state chiuse. Le croci dei campanili abbattute.
I fedeli, privati dei loro pastori, hanno dovuto combattere eroicamente contro la schiacciante pressione delle autorità comuniste.