Il Pakistan è il paese leader al mondo per matrimoni e “conversioni” forzate all’islam. Una pratica ampiamente tollerata soprattutto quando la ragazza o la bambina in questione è cristiana.
Il 24 febbraio scorso Bitter Winter – l’autorevole agenzia italiana sulla libertà religiosa e i diritti umani – ha denunciato un altro caso di “conversione” e matrimonio forzato la cui vittima, questa volta, è stata una quindicenne cattolica.
Si tratta di Sitara Arif. Rapita, convertita a forza all’islam e sposata contro la sua volontà con un uomo musulmano di 60 anni.
Secondo Bitter Winter, Sitara è stata rapita il 15 dicembre scorso. Ci sono voluti due mesi per indurre la polizia ad indagare sul caso.
Tutto è cominciato quando il padre di Sitara, Arif Gill, ha permesso alla figlia quindicenne di accettare un lavoro come collaboratrice domestica per Naila Ambreen, direttrice musulmana di una scuola pubblica a Faisalabad, nel Punjab pakistano.
Ambreen, sposata con Rana Tayyab, era presumibilmente una rispettata direttrice scolastica e Arif si fidava di lei.
Il fatto è che Rana, il marito sessantenne di Ambreen, si è invaghito subito di Sitara. E decise di prenderla come sua seconda moglie.
Quando Sitara non è tornata a casa dal lavoro il 15 dicembre i suoi genitori – hanno appreso più tardi che era stata rapita – hanno chiesto alla polizia di indagare. Non sono stati ascoltati. E sono stati persino minacciati.
La famiglia ha deciso di contattare Akmal Bhatti, noto avvocato e presidente di Minorities Alliance Pakistan.
A questo punto, la polizia si è mossa: ha fatto sapere che Sitara si era “convertita” all’islam e che Rana Tayyab l’aveva presa come sua seconda moglie!
La polizia sta ancora cercando Rana Tayyab e Sitara a Islamabad, dove l’uomo avrebbe portato la ragazza.
Come ha denunciato l’avv. Bhatti, casi come questi si ripetono tragicamente ogni settimana in Pakistan.
Popoli e Missione, rivista cattolica di informazione missionaria, nella sua edizione di dicembre 2022, denuncia un altro caso.
Si tratta della quattordicenne pachistana, Mehwish Bibi, rapita nel ottobre 2021 da un vicino di casa che l’ha costretta a convertirsi all’Islam ed a sposarlo.
La ragazza – figlia di una povera coppia cristiana di Sheikhupura, a circa 20 miglia da Lahore – finalmente ha ottenuto il divorzio dal quarantenne Muhammad Imran. Ma l’incubo che ha vissuto la ossessiona ancora.
Di storie simili in Pakistan ce ne sono a centinaia.
Oltre 30 organizzazioni umanitarie, tra cui la Commissione Giustizia e Pace della Chiesa cattolica, sostenuta da Aiuto alla Chiesa che Soffre, hanno sollecitato il governo pakistano affinché prenda in seria considerazione gli ultimi dati sugli episodi di conversione forzata e matrimoni precoci.
Il Centro per la Giustizia Sociale con sede a Lahore ha riferito altri 78 episodi, ufficialmente denunciati, di conversione forzata nel 2021. Secondo Aiuto alla Chiesa che Soffre il numero di casi sarebbe fortemente sottostimato a causa della mancata denuncia.
Tempi, periodico online d’ispirazione cattolica con sede a Milano, denuncia nella sua edizione di gennaio di quest’anno un altro caso di una 14enne cristiana, – Mahroon Ashraf, di Lahore – rapita, “convertita” all’islam e sposata a forza.
Mahroon è scomparsa il 4 gennaio, quando è uscita di casa per fare degli acquisti in un negozio del quartiere, quando il vicino musulmano, Muhammad Ali Khan Ghauri, di 45 anni, già sposato con due figli, l’ha sequestrata.
Il padre di Mahnoor, Ashraf Masih Chaudhry, ha subito denunciato l’accaduto alla polizia che ha fatto poco o nulla per risolvere il caso.
Fino a quando, il 7 gennaio, Ghauri ha annunciato che “Mahnoor si era convertita volontariamente all’islam e l’aveva sposato il 4 gennaio”, il giorno stesso del rapimento…
Eppure, qualcosa si muove.
Bitter Winter ci fa conoscere che è stata resa pubblica una lettera del 26 ottobre, inviata da un gruppo di “Special Rapporteurs” delle Nazioni Unite al governo pakistano denunciando i matrimoni e le conversioni forzate all’islam.
La lettera è stata firmata, fra gli altri, dallo “Special Rapporteur” sulla libertà di religione o credo e dallo “Special Rapporteur” sulla vendita e lo sfruttamento sessuale dei bambini, compresa la prostituzione infantile, la pornografia infantile e altro materiale pedopornografico.
I relatori menzionano casi di ragazze indù e cristiane, di età compresa tra i 13 ei 20 anni, rapite, violentate, convertite con la forza all’Islam e sposate con i loro carcerieri.
In tutti i casi menzionati dagli “Special Rapporteurs”, tranne uno, le ragazze erano minorenni, il che significa che, secondo l’attuale legge pakistana, non avrebbero potuto sposarsi.
I “Rapporteus” accusano apertamente la polizia pakistana di collusione con i rapitori.
I membri e sostenitori di questo Osservatorio sulla Cristianofobia hanno già per due volte inviato le loro petizioni al governo del Pakistan, tramite la loro Ambasciata di Roma, e ciò ha avuto un forte valore simbolico e aiutato a mettere pressione sul governo del Pakistan.
È chiaro che di persecuzione si continua a patire. Non soltanto in Pakistan. Ma anche in India, in Cina, nella Corea del Sud, in Iraq, in Iran, in Uganda…
E quando si riesce a sopravvivere, si vive molto male. Eppure, l’informazione ufficiale tace molti episodi. E l’Europa e il mondo resta quasi sempre alla finestra, a guardare questo strazio.