Il Nicaragua è stato incluso nella lista dei Paesi che attentano maggiormente alla libertà religiosa.
L’elenco è stilato dal Rapporto annuale 2023 della Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale.
La dittatura socialista di Daniel Ortega, che governa lo Stato centroamericano, da tempo ha scatenato una violenta persecuzione anticristiana.
Anche in questo caso, però, la grande stampa ignora gli attacchi contro le chiese e il clero.
E i paladini dei diritti tacciono. Certo, se a commettere crimini è un regime di sinistra, si può accettare…
Eppure, le informazioni che arrivano sono agghiaccianti.
A rivelarlo è un rapporto, di 232 pagine, intitolato “Nicaragua: una Chiesa perseguitata?”, condotto dalla ricercatrice nicaraguense in esilio Martha Patricia Molina.
In particolare, si segnalano:
– l’incarcerazione di mons. mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, di cui non sappiamo più nulla;
– e 37 religiosi esiliati – tra cui un altro vescovo (il nunzio vaticano Waldemar Sommertag) e diversi sacerdoti – e 32 religiose di varie congregazioni espulse.
Sono stati 529 gli attacchi avvenuti tra l’aprile 2018, quando sono scoppiate le manifestazioni antigovernative nel Paese, e il marzo 2023: 84 nel 2018, 80 nel 2019, 59 nel 2020, 55 nel 2021, 161 nel 2022 e già 90 nel primo trimestre del 2023.
Questi attacchi includono la confisca da parte dello Stato di almeno sette edifici di proprietà della Chiesa cattolica, così come la chiusura e la confisca di media cattolici.
“Il rapporto – ha spiegato Molina – delinea uno studio dettagliato di ogni ostilità effettuata e ogni dato è stato verificato e descritto in ordine cronologico, in modo che il lettore possa accedere dalla prima aggressione all’ultima registrata”.
Lo studio inizia con le ostilità subite dalla Chiesa negli ultimi cinque anni, per poi descrivere nel dettaglio il divieto di 3.176 processioni durante l’ultima Settimana Santa. Senza contare poi “profanazioni, sacrilegi, attacchi, rapine e attentati contro la Chiesa” nicaraguense.
Tuttavia, si può parlare addirittura di dati sottostimati, “perché – afferma la signora Molina – vi è poca o nessuna segnalazione da parte delle autorità religiose”, così come “una crescente paura e prudenza da parte dei laici o di membri di gruppi religiosi nel documentare e riferire le azioni ostili”.
Tornando al già citato monsignor Rolando Álvarez, condannato per essersi rifiutato di salire su un aereo insieme ad altri 222 prigionieri politici lo scorso 9 febbraio, la ricercatrice confessa di avere ben poche notizie:
“Non ho alcuna informazione su di lui ma so che nessuno che si trova nelle condizioni di monsignor Álvarez e del resto dei prigionieri politici può stare bene. Nelle carceri nicaraguensi si praticano torture crudeli, disumane e degradanti”.
Secondo fonti attendibili della giornalista nicaraguense Tifani Roberts, residente negli Stati Uniti, il vescovo della diocesi di Matagalpa è tenuto “in una cella buia e fa i suoi bisogni biologici in un buco”. Non solo. Monsignor Álvarez “si pulisce con le mani” perché “non gli permettono l’uso della carta igienica”.
Siamo di fronte ad atti di cristianofobia e a veri e propri crimini contro l’umanità.