Finalmente anche l’Italia riconosce l’Holodomor come genocidio degli ucraini.
Con 130 voti favorevoli e 4 astenuti (Verdi-Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle), ieri il Senato ha approvato la mozione bipartisan in cui si afferma che l’Holodomor fu una “carestia deliberata”, perpetrata dall’Unione Sovietica di Stalin tra il 1932 e il 1933.
Il nostro Paese dunque si impegna “a promuovere in Italia e all’estero la consapevolezza e il ricordo di questa tragedia”. Nel testo della mozione si legge:
«Il biennio 2022-2023 segna il 90° anniversario dell’Holodomor, in un momento storico in cui il popolo ucraino patisce le sofferenze della guerra di aggressione scatenata dalla Federazione russa, di cui parte della classe dirigente non ha mai reciso del tutto i legami con il passato sovietico e persegue un disegno imperiale ed egemonico volto a estendere la sfera d’influenza russa su diversi territori precedentemente appartenenti all’ex Unione sovietica, in particolare l’Ucraina».
Quello del Parlamento italiano è un passo tardivo, senza dubbio. Motivato dalla contingenza attuale della guerra russo-ucraina. Sia come sia, ha il grande merito di affermare una verità troppo a lunga negata o minimizzata. Tanto che l’ambasciata russa in Italia, prima del voto, ha inviato una lettera per invitare il Senato a non equiparare i morti della carestia a un genocidio del popolo ucraino e a non seguire “la via della propaganda del mito politico e ideologico”.
Peccato che qui di propaganda non ce n’è. Purtroppo, è tutto vero. E tragico.
A questo punto ti chiederai cosa abbia a che vedere la tragedia dell’Holodomor con la cristianofobia.
Certo, in senso stretto, qui la persecuzione dei cristiani non c’entra nulla.
Anche se sappiamo benissimo quanto questi, in particolare i greco-cattolici ucraini hanno sofferto durante gli ottanta anni di oppressione sovietica. L’elenco dei martiri a causa della fede e della fedeltà a Roma è lunghissimo.
Ma parlare oggi dell’Holodomor, che in ucraino significa “morte per fame”, è doveroso. Per non dimenticare le vittime di questo crimine dell’ideologia atea comunista.
Per Stalin l’Ucraina era un nemico nazionale, perché fino a quel momento aveva goduto di una certa autonomia. Ed anche un nemico di classe, perché lì più che altrove erano numerosi i contadini proprietari, chiamati spregiativamente “kulaki”.
Ebbene, con la politica di collettivizzazione forzata attuata da Mosca, l’economia ucraina venne letteralmente devastata. E almeno 2 milioni di kulaki vennero deportati nei gulag in Siberia.
I dati sui raccolti, di gran lunga inferiori rispetto a quanto pianificato dal governo centrale, non vennero letti come un fallimento della politica staliniana, ma come responsabilità dei contadini, incolpati di nascondere il grano.
Fu così che la polizia politica, come ricorda giustamente Stefano Magni su La Nuova Bussola Quotidiana,
«entrava casa per casa, con pertiche di ferro con cui ispezionava (e distruggeva) le misere capanne di legno dei contadini, sequestrando ogni singolo chicco di grano. Ai contadini stessi non veniva lasciato nulla. Nessuno poteva fuggire. Venne reintrodotto un sistema rigidissimo di passaporti interni. Nessuno poteva neppure raggiungere le città. (…) In una carestia artificiale, come quella provocata da Stalin in Ucraina, le campagne morivano, le città ricevevano provviste dalle autorità centrali, a sufficienza da sfamare operai e funzionari. Chi provava a entrare nelle città, alla ricerca di un po’ di cibo, veniva cacciato o arrestato, oppure bastonato e lasciato morire. I casi di cannibalismo si moltiplicarono. La fame provocò un impazzimento collettivo. Testimonianze di sopravvissuti ci ricordano di persone trasformate completamente, ridotte all’inedia o ad una condizione di automi famelici, disperati, pronti a tutto. Tutta l’Ucraina si riempì di fosse comuni».
Il risultato? Secondo le stime più probabili circa 4,5 milioni di morti in un solo anno.
E a chi ancora oggi nega o minimizza, occorre ripetere con forza la verità: la carestia fu deliberatamente voluta e pianificata. Tanto che non vennero inviati soccorsi alla popolazione, si impedirono tutti i possibili aiuti e si proibì agli ucraini di fuggire.