Dall’India arrivano notizie sempre più preoccupanti. Eppure, nessuno ne parla…
L’induismo radicale ritiene ogni altra religione un fenomeno straniero e nemico, da espellere dal territorio indiano.
E così ogni pretesto è buono per perseguitare i cristiani.
A seguito degli scontri di cui ti ho già parlato qualche mese fa, nella regione del Manipur finora si contano 124 morti, 4.500 edifici e abitazioni distrutti, 400 chiese attaccate e circa 50.000 persone sfollate.
Diversi cristiani, incluso un bambino, sono stati bruciati vivi dalle tribù di religione induista. E una donna è stata uccisa mentre pregava in chiesa.
Ora sta girando anche un video, divenuto virale, che mostra le violenze perpetrate contro due donne cristiane, fatte sfilare nude mentre una folla di quasi 1.000 uomini le molesta e le picchia senza pietà. Il tutto sotto gli occhi della polizia, che non ha mosso un dito per fermare quell’orrore.
La donna più giovane, di soli 19 anni, è stata anche vittima di uno stupro di gruppo.
Solo dopo che questo video ha iniziato a diffondersi, il primo ministro indiano Narendra Modi ha espresso la sua indignazione verso le violenze. Ne prendiamo atto, ma non possiamo non notare che la reazione è stata alquanto tardiva!
Come il Gatestone Institute, gli scontri tribali del Manipur non possono essere ridotti solo a scontri di natura etnica o economica. È piuttosto il fattore religioso a dominare.
I testimoni oculari raccontano ad esempio di indù che, una volta bruciate le chiese, vi issano sopra le loro bandiere, come a dimostrare di aver conquistato quel luogo di culto.
Nel Manipur sono i cristiani della tribù Kuki a subire la persecuzione da parte dell’induismo più radicale. Chi non viene ucciso è costretto a scappare e a mettere in salvo le donne, che rischiano, come hai già visto, lo stupro.
La situazione è davvero terribile e invivibile!
Secondo un rapporto della World Watch List, la crescente persecuzione dei cristiani ha portato l’India all’undicesimo posto nella classifica dei paesi peggiori al mondo in tema di libertà religiosa.
La persecuzione è definita “estrema”. Lo stesso termine usato per descrivere la situazione di Paesi quali Corea del Nord, Somalia e Yemen.
Lo studio dice che negli ultimi anni c’è stato un grande aumento dell’Hindutva, un’ideologia secondo cui solo gli indù sono veri indiani, mentre cristiani, musulmani e altre minoranze religiose hanno radici “straniere” e devono quindi essere espulsi. Gli estremisti induisti restano quasi sempre impuniti, segno che le autorità statali e locali sono conniventi.
Sono numerosi gli Stati della confederazione indiana che hanno approvato leggi anti-conversione, presumibilmente per impedire agli indù di convertirsi con la forza ad altre religioni, ma spesso usate per intimidire i cristiani, che sperimentano sempre più l’esclusione sociale e la discriminazione sul posto di lavoro.
E come già accadeva nell’Impero Romano, contro i seguaci di Gesù si fanno correre false accuse, usate come pretesto per far scattare la persecuzione nei loro confronti.
Ovviamente, i cristiani più a rischio sono gli ex indù convertiti.
In alcune parti dell’India, molti affrontano continue pressioni per tornare all’induismo, e subiscono persino aggressioni fisiche e talvolta rimangono anche uccisi.