I cattolici cinesi pregano in modo incessante per mons. Taddeo Ma
Nei 12 mesi passati, il suo silenzio e la sua assenza forzati sta facendo crescere la simpatia e il sostegno per la Chiesa di Cina anche fra i non cristiani. Il suo coraggio e la fedeltà al papa sta dando forza e speranza ai cattolici dentro e fuori il Paese.
Il caso di mons. Ma, la morte del vescovo ordinario di Shanghai, mons. Aloysius Jin Luxian, e ancora prima le dimissioni di mons Xing Wenzhi, il vescovo ausiliare, rendono incerto il futuro della diocesi. Per decisione del ministero degli affari religiosi – e per vendetta contro mons. Ma – il seminario propedeutico e quello teologico di Sheshan sono chiusi.
Fonti di Shanghai rivelano ad AsiaNews che dopo un periodo di domicilio coatto a nel seminario di Sheshan, mons. Ma è stato trasferito lontano dal santuario, con ogni probabilità nella metropoli di Shanghai. Egli era stato portato via prima della morte di mons. Jin e prima del mese di maggio, quando i pellegrini affollano il santuario della Madonna. Alcune fonti avevano detto che egli sarebbe stato costretto a studiare presso l’istituto del socialismo a Shanghai, altri invece dicevano che la sede sarebbe stata Pechino.
Tutti però pensano a lui. Un fedele della diocesi confessa. “Ci manca molto e vorremmo vederlo. Ma dobbiamo essere pazienti, come ci insegna papa Francesco”.
Dal luglio 2012 a mons. Ma è permesso di usare talvolta il suo blog e il suo weibo (una specie di twitter cinese) per pubblicare messaggi, che ricevono molte risposte e commenti. Finora mons. Ma ha pubblicato articoli e poemi sulla morte di un vecchio prete e di mons. Jin, sulla devozione verso i genitori, e qualche volta ha incoraggiato i suoi sacerdoti condividendo con loro le sue meditazioni di fede dalla sua vita “isolata”.
Egli ha anche pubblicato diverse scene di un’opera di teatro da lui scritta su Paolo Xu Guangqi, primo convertito di Shanghai e amico di Matteo Ricci, la cui causa di beatificazione sta andando insieme a quella del missionario gesuita.
Il 29 giugno scorso, festa dei santi Pietro e Paolo, il weibo di mons. Ma riportava gli auguri di buon onomastico per 14 sacerdoti e 4 seminaristi della diocesi di Shanghai.
Nel messaggio egli li nomina uno ad uno e si firma come “Ma Daqin”, senza usare la parola “vescovo”. Mesi fa il governo gli ha strappato il titolo di “vescovo di Shanghai”.
L’11 giugno, a Duanwu (la festa delle barche), egli ha pubblicato una poesia per esprimere tristezza e dolore per Qu Yuan, il protagonista che si ricorda nella festa, un fedele servitore dell’imperatore che, a causa di calunnie, viene condannato a morire. È probabile che mons. Ma veda riflesso il suo proprio destino in quello di Qu Yuan.
Essendo il blog e il weibo interattivi, molti lettori vi postano i loro commenti e messaggi. Molti si indirizzano a lui chiamandolo “vescovo”, lo salutano, lo confortano e lo aggiornano di varie situazioni. Un messaggio dice: “Caro vescovo, come sta? Dove sta? Ci manca molto. Lei è il nostro buon pastore. Ovunque lei sia, Dio è con noi”.
Altri scrivono: “Preghiamo per la Chiesa in Cina e per l’unità con la Chiesa universale”.
Mons. Ma era stato nominato da Benedetto XVI e riconosciuto dal governo come vescovo coadiutore di Shanghai. Alla sua ordinazione egli ha evitato che un vescovo illecito gli imponesse le mani e si è poi dimesso dall’Associazione patriottica. Ciò gli ha portato applausi e sostegno dai cattolici, ma in seguito, il 7 dicembre 2012, le autorità gli hanno tolto il titolo di “vescovo coadiutore”, accusandolo di aver violato i regolamenti religiosi della Cina.
Il caso di mons. Ma ha creato difficoltà nel rapporto fra Pechino e Santa Sede, ma l’assenza forzata di mons. Ma sta aiutando la riconciliazione e l’unità della Chiesa in Cina.
Molti cattolici sono orgogliosi di lui, per il suo coraggio e la sua saggezza e lo tengono in grande considerazione. Grazie ai suoi scritti egli è anche molto apprezzato per la sua conoscenza della letteratura cinese e per il suo talento come scrittore di teatro, di poesia e come fotografo.