La religiosa francescana ha pronunciato i voti solenni il mese scorso. Sacerdoti, suore e migliaia di persone si sono radunate a Raikia per una messa di ringraziamento. Presenti alla cerimonia anche alcuni estremisti indù pentiti. Nell’agosto del 2008, i radicali hanno ucciso circa 100 cristiani del Kandhamal.
Il 10 maggio scorso otto sacerdoti, cinque suore e 3mila tra indù e cristiani si sono radunati a Raikia in occasione di una messa di ringraziamento per suor Lucy Pradhan, che in aprile ha pronunciato i voti solenni. La religiosa delle suore francescane di San Giuseppe (Fsj) è una delle sopravvissute alle violenze del 2008 contro i cristiani del Kandhamal, distretto nello Stato di Orissa.
Nel suo discorso introduttivo, p. Pradosh Chandra Nayak, pastore della parrocchia di Nostra Signora della Carità, ha dichiarato: “La vocazione religiosa è una chiamata divina e implica grandi sfide nella vita per lavorare per il Regno di Dio in un Paese a maggioranza indù come l’India. Sappiamo che i cristiani sono minacciati, uccisi e privati di molti privilegi governativi, sebbene siano cittadini indiani. La maggior parte dei cristiani dalit sono privati delle strutture e dei benefici concessi dal governo solo perché sono cristiani”.
Alla celebrazione nel villaggio di Bakingia, vicino Raikia, hanno partecipato anche alcuni degli estremisti indù che nel 2008 hanno ucciso in modo brutale, assassinato molti cristiani e dato la caccia alla famiglia di suor Lucy. Dilip Pradhan, 45enne indù, si è seduto accanto ad un familiare della religiosa. “La natura del popolo del Kandhamal – afferma – è promuovere amore, pace, unità e fratellanza. Sono stati pochi crudeli estremisti indù che, per fini egoistici, hanno trasmesso nella mente di persone semplici e innocenti l’odio contro i cristiani”.
Prabodh Pradhan è sopravvissuto ai massacri del 2008 rimanendo nascosto nella foresta, senza cibo e acqua per una settimana. “Il nostro popolo – dichiara – è stato nutrito di crudeltà contro i cristiani da estremisti indù che venivano da fuori. Ma può qualsiasi minaccia o persecuzione ostacolare il lavoro nella vigna del Signore? Nessuno potere terreno può diventare un ostacolo al volere di Dio. Egli ci conosce da prima della formazione nell’utero materno. Nonostante le minacce e le odierne persecuzioni all’esistenza del cristianesimo, Dio continua a chiamare i sopravvissuti di Kandhamal per il suo Regno”.
Rosalo Pradhan e Debi Pradhan sono i genitori di suor Lucy, che ha un fratello di nome Raphael. “Nel 2008 avremmo potuto essere uccisi dagli estremisti indù e così anche mia figlia. Oggi ringrazio Dio perché Lui l’ha salvata dalla violenza anticristiana e l’ha chiamata al Suo Regno. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”, afferma il signor Rosalo citando San Paolo (Rm 8,31).
Suor Lucy nasce il 2 maggio del 1994. Tra il 1999 ed il 2003 frequenta la scuola primaria nel villaggio di Bakingia; la scuola pubblica superiore a Raikia nei cinque anni successivi. Durante i pogrom del 2008, trascorre giorni nella foresta insieme ai genitori, senza nulla da mangiare o bere: attraverso le violenze settarie sperimenta la persecuzione, il dolore e la sofferenza ma la sua fede in Gesù Cristo resta salda. L’anno seguente entra nel convento di St. Thomas Mount a Chennai – capitale del Tamil Nadu.
Il 27 aprile scorso, la religiosa pronuncia i voti solenni in una cerimonia presieduta da mons. Singaroyan Sebastianappan, vescovo di Salem, alla presenza di 16 sacerdoti ed un centinaio di fedeli. Insieme a suor Lucy, partecipano alla cerimonia della professione perpetua altre nove consorelle. Cinque di queste provengono dal Kandhamal, terra di martiri. Sono suor Snehalata Pradhan, originaria di Banjamaha; suor Sujata Balliarsingh e suor Renu Balliarsingh, entrambe di Bamunigam; suor Mariagoretti Prodhan, da Jidubadi; suor Manjuta Pradhan, di Badingnaju.