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Ancora odio anticristiano nelle Filippine
Filippine: attentato islamista durante la Messa
4 morti e oltre 40 feriti.

 

Questo il triste bilancio dell’esplosione avvenuta domenica nella palestra della Mindanao State University di Marawi, nelle Filippine.

 

Nel locale si stava celebrando la Santa Messa della prima domenica di Avvento.

 

Responsabile del terribile attentato è il gruppo islamista Daulah Islamiyah-Maute.

 

Ancora una volta il sangue cristiano viene versato per mano del fondamentalismo islamico. Ancora una volta il mondo non ne parla o al massimo fa una generica e rapida condanna contro tale violenza, ma poi si volta dall’altra parte.

 

Come ricorda AsiaNews, “Marawi è il capoluogo della provincia di Lanao del Sur, una di quella comprese nel Bangsamoro, la regione autonoma musulmana istituita ufficialmente nel 2019 come risultato degli accordi per porre fine alla lunga guerra con le milizie musulmane di Mindanao, la grande isola del sud delle Filippine dove è più forte la presenza islamica”.

 

Ma il Daulah Islamiyah-Maute non accetta la soluzione del Bangsamoro e nei giorni scorsi ha visto 11 propri miliziani uccisi in un’operazione dell’esercito filippino.

 

Che si sia trattato dunque di una ritorsione? Ma cosa hanno a che vedere dei fedeli che pregano con quanto avvenuto per mano dell’esercito? Ovviamente nulla.

 

Siamo evidentemente di fronte a puro odio anticristiano. Un odio non certo nato oggi.

 

Sempre AsiaNews ricorda che “Marawi è una città dove restano profonde le ferite dei cinque mesi di guerra del 2017, quando il Gruppo Maute, una formazione terroristica legata allo Stato Islamico, ne assunse il controllo. Più di mille persone, tra cui molti civili, morirono nelle settimane di combattimenti tra le milizie islamiste e l’esercito filippino che riuscì a riprenderne il controllo solo il 23 ottobre 2017. Già in quell’occasione la comunità cristiana locale finì direttamente nel mirino: il vicario generale p. Teresito ‘Chito’ Suganob e numerosi parrocchiani della cattedrale di Maria Ausiliatrice furono presi in ostaggio e vennero liberati solo dopo quattro mesi”.

 

Subito dopo l’esplosione del 3 dicembre, il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), il vescovo di Kalookan mons. Pablo Virgilio David, ha diffuso una dichiarazione in cui ha voluto sottolineare la concomitanza tra l’attentato e la prima domenica di Avvento.

 

Gli autori, ha detto il vescovo, “hanno scelto proprio questa occasione per far esplodere una bomba. Sicuramente gli assassini che hanno provocato un atto di violenza così orrendo hanno anche i loro cari. Cosa ci vorrebbe per far sì che vedano nelle famiglie delle loro vittime le loro stesse famiglie? Questa violenza non dovrebbe solo essere denunciata, ma anche rigettata come modo per cercare una riparazione da parte di ogni filippino amante della pace”.

 

Mons. David ha anche aggiunto che i fedeli uccisi durante la Messa a Marawi “hanno versato il loro sangue come libagione come il sangue di Cristo. Hanno professato la loro fede nell’ultima Messa a cui hanno partecipato, soprattutto nella comunione dei santi, nel perdono dei peccati, nella risurrezione del corpo e nella vita eterna”.

 

E ha riaffermato “l’impegno incessante della Chiesa cattolica filippina per la pace” e la solidarietà “con la nostra comunità cristiana e con tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.

 

Sulla strage di Marawi è intervenuto anche l’arcivescovo emerito di Cotabato, il cardinale Orlando Quevedo.

 

“Il massacro, perpetrato nella prima domenica di Avvento, un periodo di speranza, e all’inizio della Settimana della Pace di Mindanao – ha commentato – è il più terribile e dannoso crimine terroristico contro fedeli innocenti in un giorno sacro cristiano”. Per questo ha esortato le forze dell’ordine a individuare al più presto i responsabili dell’esplosione.

 

Preghiamo per i nostri fratelli e le nostre sorelle delle Filippine.

 

E riflettiamo anche su quanto siamo ingrati noi, che, pur potendo andare a Messa in tutta tranquillità, senza il pericolo (almeno per ora) di beccarsi una bomba, preferiamo fare altro e trascuriamo la nostra fede.
Raccogliamo più firme possibili!
I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

Firma subito la petizione alla presidente Meloni per dimostrarle che siamo in tanti ad avere a cuore il bene di tanti nostri fratelli e sorelle!
Aderisci anche tu