La Corte suprema del Pakistan ha fissato al 29 gennaio l’udienza per la revisione della sentenza di assoluzione di Asia Bibi dall’accusa di blasfemia, revisione reclamata dagli integralisti islamici come condizione per sospendere le manifestazioni violente che all’inizio di novembre, nel 2018, hanno paralizzato per giorni le principali città del paese. I partiti islamisti, i cui leader nel frattempo sono stati arrestati e accusati di sedizione e terrorismo, hanno inoltre chiesto e ottenuto che ad Asia non sia consentito di lasciare il paese prima della nuova udienza.
Per questo la donna cristiana, condannata a morte nel 2010 per aver offeso il profeta Maometto, in carcere per nove anni, è tuttora insieme alla famiglia in Pakistan, in un luogo segreto e custodita da agenti per impedire agli integralisti di “fare giustizia di una sentenza inaccettabile” uccidendola. Nella istanza di revisione depositata da Qari Salaam, l’uomo che aveva denunciato Asia Bibi nel 2009, si sostiene che la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte suprema non rispetta le disposizioni islamiche e i normali principi di giustizia in materia di blasfemia e contiene degli errori tecnici.
Inoltre il querelante ha chiesto che, in considerazione dell’argomento oggetto della sentenza, il collegio giudicante comprenda un membro della Corte d’appello della Shari’a. Il presidente della Corte suprema Asif Saeed Khosa presiederà un collegio di tre membri.