C’è una “pandemia” nel mondo, che passa quasi inosservata: gli abusi sulle donne cristiane, soprattutto nel mondo islamico.
Secondo un recente studio della onlus OpenDoors, “A Web of Forces: The 2023 Gender Report”, il genere della vittima influenza la rispettiva persecuzione:
“A livello globale, le donne e le ragazze cristiane si trovano spesso intrappolate in una rete particolarmente complessa di vulnerabilità. Non sono vulnerabili solo in quanto cristiane… ma le loro vulnerabilità determinate dal genere si sovrappongono e interagiscono in misura maggiore rispetto agli uomini e ai ragazzi cristiani negli stessi contesti. Si tratta di ambienti in cui tutte le donne, in quanto tali, sperimentano uno status svantaggiato di fronte alla legge o nella società, pregiudizi per la loro mancanza di istruzione o un elevato rischio di povertà”.
In particolare, le violenze che le donne cristiane subiscono sono di cinque tipi:
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la violenza sessuale;
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il matrimonio forzato;
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la violenza fisica;
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l’incarcerazione o gli arresti domiciliari da parte di membri maschi della famiglia;
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la violenza psicologica.
Ma tra questi crimini il più diffuso è l’abuso sessuale a causa della fede.
Il rapporto di Open Doors, ripreso dal sito internet del Gatestone Institute, sottolinea che:
“La violenza sessuale basata sulla fede è registrata come un rischio per le donne e le ragazze cristiane nell’86% (delle prime 50 nazioni in cui i cristiani sono più perseguitati in generale). La violenza sessuale è costantemente scelta per colpire le donne e le ragazze cristiane in tutto il mondo”.
Tra le prime 20 nazioni in cui il genere influenza maggiormente l’esperienza della persecuzione per le donne cristiane, 18 sono a maggioranza islamica o hanno una popolazione musulmana significativa.
Eccone l’elenco:
1) Nigeria
2) Camerun
3) Somalia
4) Sudan
5) Siria
6) Etiopia
7) Niger
8) India
9) Pakistan
10) Mali
11) Iran
12) Mozambico
13) Eritrea
14) Burkina Faso
15) Repubblica Centrafricana
16) Afghanistan
17) Repubblica Democratica del Congo
18) Colombia
19) Egitto
20) Tunisia
Alcuni esempi.
Nigeria
Le donne e le ragazze cristiane vengono violentate, costrette alla schiavitù sessuale, rapite per ottenere un riscatto e anche uccise. I rapimenti sono usati regolarmente per spopolare i territori dominati dai cristiani e impoverirne le famiglie. Le giovani cristiane (minorenni, ma anche donne già sposate) vengono rapite e fatte oggetto di scambio dai leader religiosi islamici radicali: vengono fatte convertire a forza e poi date in sposa. Uomini e ragazzi cristiani sono stati costretti a guardare le loro mogli, madri, figlie e sorelle violentate davanti a loro o rapite.
Siria
Donne e ragazze cristiane subiscono regolarmente molestie e atti di discriminazione nella sfera pubblica, fino ad essere sedotte deliberatamente nel tentativo di convertirle all’Islam.
Somalia
Quello che accade alle cristiane è ben esemplificato da questo caso recente: quando una convertita al cristianesimo è stata scoperta dalla sua famiglia, è stata arrestata nella sua stanza e legata al letto con una catena per sei mesi, finché un altro credente non è riuscito a salvarla.
Pakistan
Molte ragazze cristiane, di età compresa tra gli 8 e i 18 anni, vengono rapite, violentate e date in sposa a uomini più anziani. Alcuni di loro hanno più di 50 anni. Ci sono però anche segnalazioni di bambini e ragazzi cristiani sottoposti ad abusi sessuali.
Yemen
Le donne e le ragazze cristiane corrono sempre il pericolo di venire abusate sessualmente per mano delle milizie, a causa del concetto, scritto nel Corano, di “anfal” (in arabo “bottino”), che permette ai non musulmani, in alcune circostanze, di essere trattati come schiavi, come parte del bottino di guerra.
Tunisia
Le musulmane convertite al cristianesimo, qualora scoperte, possono essere picchiate, espulse dalla loro casa, messe agli arresti domiciliari, minacciate di morte e/o violentate. Se fossero già sposate, potrebbero venir loro tolti i figli e il sostegno finanziario.
Emirati Arabi Uniti
Particolarmente dura, così come anche in Arabia Saudita e in altri Stati del Golfo persico, è la condizione delle domestiche, trattate praticamente come schiave, anche dal punto di vista sessuale.
Come vedi, non si tratta solo di abusi compiuti dai terroristi islamici, ma di violenze comuni in tutte le società musulmane, siano esse ricche o povere, africane, arabe o asiatiche.