“Stiamo attraversando uno dei periodi più difficili e dolorosi della nostra storia recente”.
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, torna a parlare con una nuova lettera indirizzata alla sua diocesi e a tutto il mondo.
Ed invita a continuare a pregare per la Terra Santa.
Ed io, insieme a tutto l’Osservatorio sulla Cristianofobia, aderisco ancora a questo appello.
Lo abbiamo già fatto la scorsa settimana, con la giornata di penitenza e preghiera del 17 ottobre.
E adesso anche papa Francesco ha lanciato una seconda giornata di preghiera e digiuno, prevista per domani, venerdì 27 ottobre.
Ti prego di considerare questo invito: domani, prega un po’ di più, in unione con tutti noi dell’Osservatorio, per la Terra Santa, e fai qualche piccolo sacrificio per la pace, la riconciliazione e la giustizia nella terra di Gesù. Ed anche perché questo conflitto non si allarghi e provochi una guerra mondiale.
Siamo tutti appesi a un filo. E noi comuni fedeli e cittadini non possiamo far altro che rivolgerci a Dio, chiedendo il suo intervento.
Ti invito anche a lasciare qui la tua personale preghiera per i nostri fratelli cristiani, che soffrono più degli altri schiacciati come sono da una parte dai terroristi islamici e dall’altra dalle bombe israeliane.
Il cardinale Pizzaballa giustamente afferma di pregare “in particolare per la piccola comunità (cristiana ndr) di Gaza, che più di tutte sta soffrendo. In particolare, il nostro pensiero va ai 18 fratelli e sorelle periti recentemente, e alle loro famiglie, che conosciamo personalmente”.
E ribadisce alcuni punti chiari in merito a questo conflitto.
“La coscienza e il dovere morale – scrive il Patriarca – mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere. Si, abbiamo il dovere di affermarlo e denunciarlo. Il ricorso alla violenza non è compatibile col Vangelo, e non conduce alla pace. La vita di ogni persona umana ha una dignità uguale davanti a Dio, che ci ha creati tutti a Sua immagine”.
“La stessa coscienza, tuttavia, con un grande peso sul cuore, mi porta oggi ad affermare – continua Pizzaballa – con altrettanta chiarezza che questo nuovo ciclo di violenza ha portato a Gaza oltre cinquemila morti, tra cui molte donne e bambini, decine di migliaia di feriti, quartieri rasi al suolo, mancanza di medicinali, acqua, e beni di prima necessità per oltre due milioni di persone. Sono tragedie che non sono comprensibili e che abbiamo il dovere di denunciare e condannare senza riserve. I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. È tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata”.
Al di là delle becere tifoserie da stadio di tanti commentatori sui nostri giornali e televisioni, questa è la saggia voce di un pastore della Chiesa cattolica, che conosce la realtà locale e parla da una posizione di imparzialità. Una voce che le autorità internazionali dovrebbero ascoltare.
Anche per questo ti invito ad unirti insieme a me e a tutto l’Osservatorio sulla Cristianofobia alla giornata di preghiera e digiuno per la Terra Santa indetta domani da papa Francesco.
E a lasciare, se vuoi, la tua preghiera per la pace, la giustizia e la riconciliazione nella terra di Gesù.
Come scrive il cardinale Pizzaballa, “è solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. Se non si risolverà questo problema alla sua radice, non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo.
La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno in questo senso più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie come quella che stiamo vivendo ora. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito”.
Coraggio, allora! Mettiamoci in ginocchio e facciamo la nostra parte con la preghiera e qualche penitenza!