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Ancora persecuzione nel Laos
Il comunismo persecutore nel Laos!
Oggi ti vogliamo parlare di un Paese lontano e molto dimenticato: il Laos. O, meglio, la Repubblica Popolare Democratica del Laos, come è ufficialmente chiamato.

 

Al governo, infatti, c’è un regime comunista. Ad avere l’egemonia e il pieno controllo è il Partito Rivoluzionario del Popolo Lao, il cui simbolo è proprio la falce e il martello.

 

Come puoi immaginare, in uno Stato così, i cristiani non hanno vita facile, tant’è che risulta al trentunesimo posto nella World Watch List della onlus Porte Aperte, il report annuale sulla persecuzione dei cristiani nel mondo.

 

Il fatto è che le autorità laotiane considerano il cristianesimo uno strumento usato dall’Occidente per invadere culturalmente il Paese, a stragrande maggioranza buddista.

 

Come riferisce Porte Aperte,

 

“i cristiani vivono sotto stretta sorveglianza. In Laos alcune chiese sono registrate e sottoposte a rigidi controlli, mentre quelle che non riescono ad ottenere i permessi necessari devono incontrarsi e operare di nascosto. Anche tra le chiese approvate dal governo sono poche quelle che hanno una propria struttura, di conseguenza i cristiani sono costretti a incontrarsi nelle case”.

 

E ancora:

 

“alcuni responsabili di chiese non registrate sono stati arrestati e imprigionati anche per un anno intero. Le loro comunità e le loro famiglie devono pagare ingenti somme economiche per i loro rilasci. Nella maggior parte dei casi la fonte principale di persecuzione è costituita dalle autorità locali, spesso in collaborazione con la comunità e le famiglie. I cristiani affrontano discriminazioni sul posto di lavoro e possono essere esclusi o perfino perdere il proprio impiego statale nel caso in cui la loro fede diventi nota”.

 

Ed immagina cosa possa significare la conversione dal buddismo al cristianesimo.

 

“I cristiani di origine buddista o animista subiscono pressioni e violenze da parte della propria famiglia e delle autorità locali. La comunità attacca i nuovi credenti fino a quando questi non vengono espulsi dal loro villaggio natìo”.

 

Insomma, i nostri fratelli cristiani del Laos, e specialmente quelli delle zone rurali, vivono in condizioni di grande precarietà e sofferenza. Eppure, tv e giornali non ne danno notizia. E purtroppo non se ne parla nemmeno nelle nostre chiese e nelle nostre comunità. I laotiani sono perseguitati del tutto dimenticati.

 

Nel corso del 2022, è capitato che le autorità abbiano più volte interrotto funzioni religiose cristiane. In queste occasioni succede anche che la polizia, dopo aver fatto irruzione nella casa dove si sta pregando, sequestra tutte le Bibbie e i libri di preghiera.

 

Poi si chiede ai presenti di firmare un documento attraverso il quale si viene schedati e controllati. Per essere quindi più facilmente arrestati in caso di… recidiva!

 

Ci sono ancora grandissimi passi da fare per ottenere il diritto alla libertà religiosa. E per questo dobbiamo pregare e mostrare vicinanza ai nostri fratelli nella fede laotiani.
Raccogliamo più firme possibili!
I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

Firma subito la petizione alla presidente Meloni per dimostrarle che siamo in tanti ad avere a cuore il bene di tanti nostri fratelli e sorelle!
Aderisci anche tu