Nonostante il diffondersi del virus il PCC perseguita i credenti accusando chi prega per malati e defunti di «mettere in pericolo la stabilità sociale».
Sembra che, nonostante la lotta per far fronte alla diffusione della malattia mortale causata dal virus COVID-19, la persecuzione religiosa rimanga una delle massime priorità del governo. Secondo numerosi rapporti provenienti da tutto il Paese, durante i primi due mesi dell’anno i credenti hanno continuato a essere perseguitati. Dall’inizio di febbraio, nelle province del Fujian e dello Shandong la polizia ha arrestato almeno 30 fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), il singolo movimento religioso più duramente perseguitato in Cina.
Un fedele della CDO ha riferito a Bitter Winter che, secondo documenti segreti interni del PCC, per il 2020 il governo aveva pianificato l’avvio di un’operazione su vasta scala contro la Chiesa e ha aggiunto cha, a proprio avviso, «se non si fosse diffusa l’epidemia, gli arresti sarebbero stati molto più numerosi».
Alcuni fedeli sono stati arrestati solo perché pregavano per le vittime del coronavirus o condividevano foto e messaggi relativi all’epidemia. Secondo un rapporto di Radio Free Asia, il 31 gennaio Sun Feng, un cristiano di Zibo, una città nello Shandong, aveva diffuso un messaggio online invitando le persone a pregare e digiunare per nove giorni per la fine dell’epidemia. Il 7 febbraio l’uomo è stato arrestato trattenuto in stato di fermo per 24 ore. Già nel 2014, quando si era appreso delle proteste contro i cambiamenti del sistema elettorale a Hong Kong, Sun era stato condannato a cinque anni di carcere per «incitamento alla sovversione del potere dello Stato» colpevole di aver sostenuto apertamente la cosiddetta rivoluzione degli ombrelli nella regione amministrativa speciale.
Il rapporto racconta anche la vicenda di Li Wanhua, un pastore della chiesa Fengle di Jiangmen, una città nella provincia del Guangdong. La polizia lo ha convocato il 14 febbraio per aver ripubblicato foto e messaggi su Li Wenliang, il medico che è stato messo a tacere dalle autorità per aver tentato di mettere in guardia la gente sulla pericolosità del virus che in seguito ne ha causato la morte. Anche il pastore aveva già subito la persecuzione del PCC. Il 14 giugno 2018 era stato arrestato dall’Ufficio per la sicurezza pubblica della contea di Heshan, nella prefettura di Jiangmen, con l’accusa di «organizzare e usare società segrete reazionarie e organizzazioni di culto e di sabotare l’applicazione della legge tramite la superstizione». Il pastore è stato successivamente rilasciato su cauzione.
Un cristiano della provincia del Guangdong ha detto a Bitter Winter: «Il governo, invece di lottare contro la disastrosa epidemia in corso, non lesina gli sforzi per controllare e reprimere i credenti. Per il Partito Comunista, il mantenimento della stabilità viene sempre al primo posto!».
Un cristiano di Chengdu, la capitale della provincia sudoccidentale del Sichuan, ha commentato: «Negli ultimi dieci anni il PCC ha perseguitato selvaggiamente le nostre chiese. Distrugge i luoghi di culto, rimuove i Dieci comandamenti, sostituisce le croci con i ritratti di Xi Jinping, distorce gli insegnamenti biblici e arresta i pastori. E nonostante questa epidemia mortale la persecuzione continua».
Un collaboratore di una chiesa delle Tre Autonomie nella provincia dello Shandong ha riferito a Bitter Winter che, dall’inizio dell’epidemia, i Due Consigli cristiani nazionali della provincia hanno diramato ordini severi proibendo ai fedeli della chiesa protestante controllata dallo Stato di frequentare chiese non registrate. I responsabili delle chiese ufficiali hanno affermato che le discussioni sul virus che si svolgono nelle Chiese domestiche non controllate dallo Stato equivalgono a «discorsi antigovernativi», danneggiano la «protezione sociale e la sicurezza pubblica» e hanno esortato i fedeli «a essere pionieri nel mantenimento della stabilità sociale» durante l’epidemia.