Oggi andiamo in India. In particolare nello stato del Manipur, che si trova nel nord-est del Paese e dove i cristiani costituiscono il 41% della popolazione, concentrati principalmente nelle aree rurali.
Ebbene, cosa sta succedendo?
La situazione è precipitata nelle ultime settimane, come apprendiamo dalla onlus Porte Aperte.
Lo scorso 2 maggio, l’Alta Corte del Manipur ha ordinato alle autorità governative locali di conferire ai Metei lo status di tribù riconosciuta, permettendo loro di ottenere benefici particolari. Questa decisione ha suscitato molto malcontento, perché gli altri gruppi tribali della regione non godono degli stessi privilegi. E anzi ora rischiano di veder peggiorare la propria condizione.
Pertanto la tribù Kuki, quasi interamente cristiana, il 3 maggio ha organizzato una marcia di protesta. Ma questo ha scatenato l’ira dei Meitei, che invece sono a maggioranza induista e che hanno colto la palla al balzo per scagliarsi contro le proprietà dei cristiani e le chiese.
Nonostante l’imposizione del coprifuoco, con l’ordine di sparare a vista, e la sospensione di internet, il gruppo estremista Arambai Tenggol continuano a invadere i villaggi nei distretti di Bisnupur, Kakching e Thoubal, facendo pressioni ai cristiani affinché rinneghino la loro fede.
Chi si rifiuta e resiste, viene linciato. Molti cristiani sono scappati dai loro villaggi per cercare rifugio a Imphal, capitale del Manipur, e nelle aree collinari circostanti.
Come vedi, non è solo una questione politica, ma religiosa. E l’aspetto più inquietante forse non è tanto la violenza fisica, quanto quella spirituale. Tipica di un vero e proprio odio anticristiano, che spinge i carnefici a volere l’apostasia delle loro vittime.
Ad oggi, il terribile bilancio è di:
– oltre 230 chiese bruciate;
– più di 1.000 case e istituzioni cristiane distrutte;
– oltre 60 credenti uccisi;
– più di 10.000 cristiani costretti a spostarsi alla ricerca di un luogo più sicuro.
Questo significa che molti nostri fratelli nella fede, oltre ad aver subito minacce e violenze, si trovano ora senza casa, senza lavoro e senza cibo, sfollati in campi profughi.
I fanatici induisti ne stanno approfittando per tentare di cancellare per sempre la presenza cristiana, già fiorente, nel Manipur.
Secondo gli esperti locali di Porte Aperte, “potrebbero volerci decenni prima che la comunità cristiana si stabilizzi nuovamente e torni ad essere solida come un tempo”.
Tutto questo è davvero terribile.