Essere cristiani in Israele non è sempre facile.
Non se ne parla mai, perché qualsiasi critica al mondo ebraico viene vista come sintomo di antisemitismo. E di qui all’accusa di nazismo il passo è breve. Nulla di più falso, ovviamente. Ma tant’è… Così accade nel mondo del politicamente corretto.
Eppure, è un dovere di chi fa informazione raccontare la verità.
E la verità, nuda e cruda, è data da alcuni fatti. Per brevità mi limito solo ai più recenti.
L’ultimo atto vandalico segnalato è stata la distruzione della vetrata di una finestra del Cenacolo, la sala dove si è svolta l’Ultima Cena, sul Monte Sion. Il responsabile? Un ebreo che ha lanciato una pietra contro la finestra del luogo sacro. Qualcuno lo ha punito per il gesto? No. La polizia, dopo averlo arrestato, l’ha rimesso, quasi subito, in libertà.
Si è poi verificato uno spiacevole incidente nel monastero carmelitano Stella Maris, sul monte Carmelo, ad Haifa, dove circa una settimana fa sono penetrati due aderenti al Breslov Hassidim, un gruppo di ebrei del ramo del giudaismo chassidico. Questo gruppo ha sempre contestato la presenza cattolica sul monte del profeta Elia.
Ebbene, il gesto ha giustamente insospettito un cristiano arabo, che si è messo a discutere con i due tizi, arrivando ad aggredirli. L’uomo, arrestato, è stato poi rilasciato su pressione di esponenti della Chiesa locale. Tuttavia, dopo questo episodio, i carmelitani sono riusciti ad ottenere un rafforzamento dei controlli della polizia intorno al monastero.
Tornando nella capitale di Israele, sui muri del quartiere armeno, uno dei quattro in cui è divisa la Gerusalemme vecchia, è apparsa questa scritta: “Questo non è il vostro quartiere. Questo è il nostro paese”.
Ma un discorso a parte e più approfondito merita la questione degli… sputi.
Sì, perché da anni, soprattutto nelle vie di Gerusalemme, gli ebrei ultraortodossi sputano a sacerdoti e religiosi cristiani. Ma anche diversi coloni si sono resi responsabili, qua e là nel Paese, di veri e propri atti vandalici nei confronti degli edifici cristiani.
Il tutto – bisogna sottolinearlo – avviene generalmente nell’indifferenza delle istituzioni religiose e civili israeliane. Questo nonostante Israele sia l’unica liberaldemocrazia del Medio Oriente, legata ai valori occidentali della libertà e della tolleranza. Libertà e tolleranza che, a quanto pare, non valgono per i cristiani.
La situazione è tanto bollente che lo scorso 16 giugno a Gerusalemme si è tenuta una conferenza che ha avuto per tema Perché (alcuni) ebrei sputano contro i gentili? (ovvero tutti coloro che non sono ebrei).
Lo riporta il sito Terrasanta.net.
Durante l’incontro si è ricordato che «tra le zone più “calde”, ci sono la Via Dolorosa, il quartiere armeno e il Monte Sion. L’abbazia benedettina della Dormizione è regolarmente al centro di atti vandalici: “Succede ogni giorno, soprattutto il sabato. Ma questo è dissacrare il Sabato!” osserva l’abate, padre Nikodemus Schnabel. “Io li considero degli ‘hooligan dell’ebraismo’: non hanno alcuna conoscenza della loro religione, la usano solo per affermare la propria identità”».
Sarà pure come dice l’abate.
Però la tradizione dello sputo è assai antica. Basta leggere il Vangelo, per vedere cosa è accaduto a Gesù durante il processo-farsa orchestrato contro di lui da Caifa e dagli altri sommi sacerdoti: “allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono” (Mt 26,67).
«Per contrastare il fenomeno – riporta sempre Terrasanta.net – è stata lanciata una hotline, in dieci lingue, per le denunce. Secondo Yisca Harani, ricercatrice di Storia del cristianesimo e tra i promotori del convegno, il 90% degli incidenti non viene denunciato per sfiducia o timore di ritorsioni. Ora una settantina di volontari raccolgono testimonianze, filmati e registrazioni delle camere di sicurezza e aiutano a denunciare. L’idea è portare questa documentazione alla conoscenza delle istituzioni e “liberare la città dagli sputi”».
Leggendo queste notizie mi è venuta spontanea una domanda: cosa accadrebbe se in Europa un cristiano fanatico sputasse contro un rabbino? Beh, conosciamo tutti la risposta…
Secondo i vari relatori del convegno del 16 giugno, tra i quali Monsignor William Shomali, del patriarcato latino di Gerusalemme, e fra Alberto J. Pari, della Custodia di Terra Santa, la soluzione a questi atteggiamenti di intolleranza e violenza nei confronti delle minoranze starebbe nell’educazione e nella formazione.
Per completezza di informazione e per amor di verità occorre dire che il rabbino capo sefardita di Gerusalemme, Shlomo Moshe Amar, in una dichiarazione pubblica del 16 maggio, ha condannato i giovani ebrei che oltraggiano – con insulti e sputi – i religiosi cristiani per le vie della Città Santa.
«Ci ha rattristato sentire da religiosi non ebrei che un certo numero di giovani ebrei e taluni che si dicono timorati di Dio li perseguitano con maledizioni, bestemmie e altro ancora, mentre percorrono le vie della città. Senza dubbio, a comportarsi così sono persone irresponsabili e per nulla osservanti della Torah e delle sue vie. Dichiariamo che un simile comportamento è strettamente proibito. Non ci è permesso denigrare alcuna persona creata ad immagine di Dio», ha scritto il rabbino.