Lo scorso sabato 7 dicembre, si è consumato un nuovo atto di violenza in Kenya, nei pressi del confine somalo. Un autobus che viaggiava tra Wajir e Mandera, a nord-est del Paese, è stato attaccato da un gruppo di estremisti, i quali hanno separato i passeggeri “locali” dai “non locali” per poi colpirli a morte con un’esecuzione in piena regola. Tra le 10 persone decedute c’erano anche alcuni poliziotti e l’attacco è stato poi rivendicato dal gruppo terroristico al Shabaab. “Non locali”, in questo contesto, significa non musulmani.
Riguardo il triste evento, riportato da diverse testate giornalistiche internazionali, abbiamo ricevuto un messaggio da Amani* nostro collaboratore locale, in cui affermava: “La prima chiamata che abbiamo ricevuto dopo l’attacco è stata fatta a un nostro partner di fiducia nella zona, il quale ci ha riferito: ‘Ci hanno attaccato di nuovo, purtroppo come al solito!’. I cristiani locali si aspettano questo tipo di attacchi, specialmente sotto i periodi di festività come il Natale e la Pasqua. Mentre i media finalmente definiscono questo tipo di atti come persecuzione verso i cristiani, riteniamo corretto puntualizzare che l’attacco rappresenti un ulteriore tentativo di decimare la presenza cristiana in questa zona del Kenya dominata da una crescente presenza musulmana, spinta da vari agenti esterni a radicalizzarsi sempre più. I cristiani qui si sentono emarginati e avvenimenti simili non fanno che generare uno stato di iper-allerta generale, costringendoli a mantenere un profilo molto basso, fino addirittura a nascondersi o vivere da credenti nascosti (specie se ex-musulmani) per qualche tempo. La preghiera per i cristiani di quest’area è molto apprezzata”.
Non è la prima volta che si registrano azioni simili in questa zona del Paese, poco più di un anno fa altre 2 persone, tra cui un worship leader di una chiesa pentecostale, erano state prelevate da un autobus di linea e giustiziate per non aver recitato la Shahada (la professione di fede rituale nell’islam) e i 7 versi della sura al-Fatiha (primo capitolo del Corano che per i musulmani racchiude l’essenza del libro). Il Kenya si trova attualmente alla posizione 40 della World Watch List di Porte Aperte.