“L’Europa non protegge gli ex-musulmani che si sono convertiti al Cristianesimo”.
Questo è il titolo del riassunto della Christian Network News (CNW), sezione Europe, commentando l’ultimo Rapporto dello European Centre for Law & Justice (ECLJ), “La persecuzione degli ex-musulmani che si sono convertiti al Cristianesimo, in Francia e in Europa”.
Secondo questo Rapporto dell’ECLJ, “i musulmani europei che si convertono al cristianesimo spesso sono vittime di persecuzioni, senza che i paesi europei s’impegnino a garantire il loro diritto e la loro libertà di abbandonare la religione musulmana e convertirsi al Cristianesimo”.
Questa è la conclusione del Rapporto dell’ECLJ sulla persecuzione degli ex musulmani che si sono convertiti in Francia e in Europa. L’European Centre for Law & Justice (ECLJ) è un’importante organizzazione non governativa che si dedica alla promozione e alla protezione dei diritti umani in Europa e nel mondo.
Secondo l’ECLJ, ogni anno sono almeno 4.000 i musulmani che si convertono al cristianesimo. A riguardo, l’ECLJ ha intervistato leader di diverse associazioni francesi, belghe e austriache coinvolte nell’evangelizzazione tra i musulmani e nel sostegno ai convertiti. Inoltre, ha condotto oltre venti interviste direttamente con i convertiti.
Questi testimoni affermano che molti cristiani di origine islamica si nascondono, o almeno rimangono discreti nella loro pratica religiosa pubblica, per paura della persecuzione.
L’ECLJ afferma inoltre che oggi in Francia “è difficile e più in generale pericoloso per un musulmano lasciare la propria religione”.
Secondo il Rapporto, quasi tutti i convertiti soffrono di una cosiddetta “morte sociale”. Un convertito testimonia che, anche dopo 28 anni, “non ho ancora contatti con la mia famiglia. Tra i musulmani non si esce dal cerchio”.
Altre forme di persecuzione, classificate come tali dallo ECLJ, sono l’aggressione verbale, l’espulsione dalla famiglia o addirittura l’omicidio. Secondo molti testimoni, una parte significativa dei convertiti subisce atti di violenza da parte di fratelli o cugini.
La persecuzione è più grave per le donne, afferma il Rapporto. Secondo Saïd Oujibou, presidente dell’Unione dei cristiani nordafricani in Francia, il 70 per cento dei convertiti sono donne.
Le ragazze che rivelano la loro conversione ai genitori possono essere minacciate da loro di un matrimonio forzato con un cosiddetto “musulmano devoto”.
Secondo una convertita, spesso sono insultate così: “Avrei preferito che fossi una prostituta piuttosto che una cristiana”.
Sebbene l’ECLJ abbia concentrato il proprio Rapporto sulla Francia, ha esaminato anche altri paesi europei. In questi paesi le testimonianze sono coerenti con le osservazioni in Francia. Soprattutto le minacce verbali sono comuni.
Il rapporto dell’ECLJ rivela un dato di cui noi – in quanti cristiani – dobbiamo vergognarci: è che c’è “grande tristezza e incomprensione” tra i convertiti per il fatto che non sempre sono accolti in maniera favorevole dalle comunità cristiane a cui si uniscono.
Frequentemente si sentono percepiti come “ex-musulmani” e non come “cristiani” a pieno titolo.
Questo atteggiamento da parte di qualche comunità cristiana è qualcosa che l’Osservatorio sulla Cristianofobia non può condividere, una situazione che deve cambiare. Un musulmano che sinceramente diventa cristiano è un cristiano a pieno titolo, e come tale deve essere non soltanto accolto, ma anche protetto e tutelato.
Sempre secondo l’ECLJ, malgrado il fatto che la Francia si sia impegnata a rispettare il diritto internazionale, ha fallito, insieme con l’Europa, nel compito di garantire la libertà di coloro che desiderano abbandonare la religione musulmana.
L’ECLJ denuncia anche le difficoltà per i convertiti a sporgere denuncia poiché la maggior parte delle persecuzioni si svolge nel contesto familiare.
“Questo spesso implicherebbe denunciare il padre, il fratello o il cugino davanti ai tribunali”. Christian Network News