Purtroppo esiste una cristianofobia sempre più diffusa anche in Italia.
Certo, non si tratta ancora, grazie a Dio, di una persecuzione cruenta, bensì di una forma di violenza più sottile, subdola, strisciante.
Ti facciamo due esempi.
Il primo è quello di cui si sta parlando molto in questi giorni. Ci riferiamo al caso di Marisa Francescangeli, la maestra della scuola primaria San Vero Milis, in provincia di Oristano, sospesa dal lavoro e con lo stipendio decurtato.
E qual è la “colpa” di cui si è macchiata? Aver realizzato una coroncina del Santo Rosario con gli studenti di una terza e aver recitato con loro un’Ave Maria e un Padre Nostro.
Ti rendi conto?
In un sistema scolastico, come quello italiano, dove si concedono aule agli studenti musulmani per celebrare il Ramadan; si fanno entrare “esperti” delle associazioni LGBT per fare propaganda dell’ideologia gender; si continua a censurare o manipolare la storia; si abolisce la festa del papà; si proibisce la carne di maiale a mensa per rispetto degli alunni islamici; e così via…
…il problema sarebbe la recita di qualche preghiera?
Per questo torniamo a chiederti di firmare subito e di diffondere fra i tuoi contatti il messaggio di solidarietà che invierò direttamente alla maestra Marisa, punita per il solo fatto di aver compiuto qualcosa di cattolico.
In questo momento, ciò che possiamo fare è proprio infondere coraggio a Marisa e farle sentire la nostra vicinanza, il nostro sostegno. Deve sapere che non è sola in questa battaglia.
Una battaglia che a quanto pare non conterà con il sostegno del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale ha di fatto appoggiato il provvedimento punitivo. E questo sarebbe il ministro di un governo di centro-destra che si dice attento ai valori tradizionali dell’Italia?
Ma lasciaci un attimo riepilogare i fatti.
Lo scorso 22 dicembre, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, la maestra citata ha pensato di far fare ai bambini un lavoretto da portare a casa: una corona del Rosario, per l’appunto. Del resto, il Natale non è forse una festività religiosa?
Ebbene, è successo che due mamme, solo due (sia chiaro!) si sono scandalizzate. Informate dai figli, hanno gridato all’attentato contro la laicità dello Stato e della scuola. Chissà se avrebbero fatto lo stesso nel caso di una preghiera islamica…
E come purtroppo spesso capita in questi casi, il preside si è subito attivato a difesa dei due genitori, chiedendo alla maestra di scusarsi.
Cosa che, ahimè, la signora Francescangeli ha puntualmente fatto. Eppure, non è bastato.
L’odio contro la fede non si accontenta certo solo di alcune scuse a parole!
Infatti, la donna ha ricevuto una lettera dell’ufficio scolastico provinciale con cui le è stata imposta la sospensione dalle lezioni (dal 25 marzo al 15 aprile) e la decurtazione dello stipendio.
La maestra però ha deciso di adire le vie legali per lottare contro una ingiustizia bella e buona! E vedremo come andrà a finire la storia. Intanto non far mancare il tuo sostegno a Maria firmando il tuo messaggio di solidarietà.
Il secondo episodio di cui ti voglio parlare è accaduto a Maiolo, comune dell’entroterra riminese, prima di Pasqua.
In sintesi, al parroco, don Luca Bernardi, è stato impedito di impartire la tradizionale benedizione pasquale nella scuola materna ed elementare che appartiene all’Istituto Olivieri di Pennabilli.
La dirigente scolastica, Annalisa Celli, ha proibito la benedizione in nome della legge (quale? Non si è ben capito). Eppure negli anni passati si era svolta normalmente.
E don Luca, intervistato da Raffaella Frullone per Il Timone ha fatto una giusta osservazione: “La parrocchia di Maiolo è sempre stata disponibile con la scuola, i bambini giocano da sempre sul territorio parrocchiale, a gennaio ogni anno realizziamo una tombola attraverso cui doniamo 200 euro alla scuola e poi a Natale diamo proprio la chiesa per la recita. Evidentemente in quel caso i simboli sacri non disturbano”.
Insomma, a noi sembra che qui sia in gioco la libertà religiosa nel nostro Paese.
La laicità non ha nulla a che vedere con l’esclusione del fenomeno religioso dallo spazio pubblico.
Qui non si tratta di “indottrinare” o “fare proselitismo”.
A prescindere dalla fede personale di ciascuno, il Rosario, l’Ave Maria, il Padre Nostro fanno parte della nostra cultura, della nostra identità, della nostra tradizione.