Insultati, minacciati, picchiati e umiliati: è accaduto a una famiglia cristiana in Pakistan, attaccata da alcuni musulmani, proprietari di una fabbrica di mattoni. Gli aggressori hanno voluto “punire” Rafique Masih, 50 anni, il padre, per aver tentato di difendere le proprie figlie, infastidite dai continui commenti pesanti di Muhammad Umai e Muhammad Zubair, nipoti del proprietario della fabbrica.
“Questo atto disumano – racconta ad AsiaNews Rafique Masih – è accaduto perché siamo poveri e avevamo chiesto un prestito di 70mila rupie (770 dollari) ai proprietari della fabbrica di mattoni. Questi pensano che dei poveri cristiani non meritano rispetto e che quindi possono farci qualunque cosa. Non sarò ricco, ma combatterò per avere giustizia e per il rispetto e la dignità della mia famiglia”.
Rafique e sua moglie hanno sette figli, quattro femmine e tre maschi. Dopo l”ennesima molestia verbale contro Iram, 17, la figlia più grande, il 10 luglio l”uomo va dai due giovani per dire loro di non importunare più le sue ragazze.
In tutta risposta, i musulmani iniziano ad aggredirlo verbalmente, insultando lui e la sua famiglia e minacciando di “dargli una lezione”.
Dopo la discussione il cristiano torna a casa, ma la sera stessa Muhammad Umai e Muhammad Zubair si presentano alla sua porta per avere un nuovo confronto. Ad aprire è Mehboob Masih, 23, uno dei figli, che rifiuta di chiamare il padre. A quel punto i due irrompono dentro casa e armati di bastoni di legno e mattoni iniziano a pestare il ragazzo e suo padre, giunto per vedere cosa stava accadendo.
Gli aggressori hanno ferito Rafique alla testa e gli hanno rotto un braccio. Poi hanno hanno schiaffeggiato e insultato le figlie, tentando di trascinarle in strada per umiliarle. Solo l”intervento di alcuni vicini li ha fatti desistere. A quel punto, i musulmani hanno sequestrato i cristiani nella loro stessa casa, minacciando di pestare chiunque fosse accorso in loro aiuto e impedendo alla famiglia di ricevere cure mediche.
Qualche giorno dopo, il 13 luglio, alcuni parenti sono riusciti a liberare la famiglia con l”aiuto della Commissione giustizia e pace (Ncjp), che ha provveduto a fornire assistenza e cure mediche. Tuttavia, i colpevoli sono ancora a piede libero.