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Persecuzione religiosa in opera!
Persecuzione religiosa in opera!
La «allarmante realtà della persecuzione dei cristiani» è «una questione che, come la relazione interinale preparata dal reverendo Philip Montstephen indica, sta diventando sempre più diffusa e urgente. L’iniziativa odierna è un esempio tangibile della crescente preoccupazione riguardo al problema della discriminazione e della persecuzione per motivi religiosi e della determinazione di contribuire a creare maggiore consapevolezza, in particolare sulle tragiche situazioni dei cristiani in numerose parti del mondo».

 

Lo ha sottolineato mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, intervenendo a Roma, nella Basilica dedicata ai martiri del Ventesimo Secolo – san Bartolomeo all’Isola Tiberina – , alla presentazione del «Rapporto» sulla persecuzione dei cristiani di Persecution of Christians Review. Si tratta di una dettagliata impressionante analisi, commissionata dal ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt, firmata dal vescovo di Truro, Philip Montstephen che è anche presidente della Church Mission Society.

 

Mons. Camilleri ha sottolineato che la «i governi devono chiedersi fino a che punto sono realmente impegnati a difendere la libertà religiosa e a combattere la persecuzione basata sulla religione e il credo. Quanti si astengono dal giustificare tali atti, o addirittura li condannano, eppure “collaborano” politicamente, economicamente, commercialmente, militarmente o in altro modo, o soltanto chiudendo un occhio, con alcuni dei più eclatanti violatori di questa libertà fondamentale? Inoltre, e sarebbe una negligenza da parte mia non menzionarlo, ci sono, come tutti sappiamo, altre forme di discriminazione e persecuzione religiose che, sebbene forse meno radicali a livello di persecuzione fisica, cionondimeno nuocciono al pieno godimento della libertà di religione e alla pratica o all’espressione di quella convinzione sia in privato sia in pubblico. Mi sto riferendo alla crescente tendenza, persino nelle democrazie consolidate, di criminalizzare o penalizzare i capi religiosi che presentano i principi base della loro fede, specialmente quelli che riguardano gli ambiti della vita, del matrimonio e della famiglia».

 

Di fatto «come il rapporto interinale lascia intendere, in alcune parti del mondo, ci troviamo di fronte a livelli di persecuzione che potrebbero essere considerati come una forma di genocidio, dove la presenza di cristiani si sta sistematicamente cancellando dalle società e dalle culture, anche nelle aree della loro stessa origine. Questa aggressione mirata non è soltanto un attacco alla coesistenza pacifica fondata sul pluralismo religioso, ma anche e più fondamentalmente al concetto essenziale della pari e inviolabile dignità di ogni essere umano».

 

Pertanto è necessaria una vasta azione internazionale a sostegno delle minoranze e delle minoranze religiose, che si basi su una concertata e convergente volotnà di tutela, impegnando i governi sensibili alla tematica e le organizzazioni internazionali a partire dalle Nazioni Unite e a tutte le altre organizzazioni partners.

 

Nelle raccomandazioni finali, il vescovo Montstephen sottolinea la necessità di mettere al centro di ogni azione di politica estera del governo britannico e del Commonwealth, il tema della libertà di professare il proprio credo. E l’impegno – ribadito da una significativa citazione da 1984 di Orwell – a contrastare tutti i risorgenti tentativi di controllare i pensieri, il credo, le convinzioni delle persone messo in atto da governi, in maniera a volte evidente, molto spesso subdola.

 

(Fabrizio Mastrofini, SettimanaNews, 18/07/2019)
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I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

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