In un’audizione congressuale negli Stati Uniti sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, dello scorso 27 giugno, gli avvocati della libertà religiosa hanno informato sulla difficile situazione dei cristiani in Asia e specialmente in Cina, dove il governo sta agendo con determinazione per mettere la religione sotto il controllo del partito comunista.
La situazione in Cina
«Sono stato al Congresso dal 1981, ho lavorato sui diritti umani in Cina da quell’anno», ha dichiarato Chris Smith, co-presidente con Tom Lantos della Commissione sui diritti umani. Riferendosi alla campagna della Cina per “sinicizzare” la religione, Smith ha affermato che essa sta procedendo con brutale efficienza. «All’insegna della “sinicizzazione”, tutte le religioni e tutti i credenti devono comportarsi in modo da promuovere aggressivamente l’ideologia comunista». Ha aggiunto che «la situazione non è mai stata peggiore di adesso; i credenti di ogni confessione sono molestati, arrestati, incarcerati e anche torturati. Solo coloro che sono compiacenti sono lasciati relativamente indisturbati. Le Bibbie vengono bruciate, le chiese distrutte, le croci sui campanili date alle fiamme».
Oltre all’internamento di massa dei musulmani uiguri in quelli che sono praticamente dei «campi di concentramento istituiti e funzionanti in vista di un genocidio», Smith ha aggiunto che il governo ha stabilito dei requisiti fotografici di riconoscimento facciale, ha ridotto le espressioni religiose online e ai minori di 18 anni è stato proibito di partecipare ai servizi religiosi. Ci sono inoltre alcuni funzionari impegnati in campagne per riscrivere la Bibbia.
Persecuzione religiosa
Nel corso dell’audizione, l’ambasciatore Brownback, del Dipartimento di Stato per la libertà religiosa internazionale, citando i dati recenti del Centro di ricerca “Pew”, ha affermato che i cristiani sono il gruppo più perseguitato al mondo, con violenze e molestie in 144 paesi. Brownback ha aggiunto che «la persecuzione religiosa è una sfida all’ultimo respiro del sec. 21° e che gli Stati Uniti devono sentirsi orgogliosi di assumersi la responsabilità di proteggere la libertà religiosa dovunque è sotto attacco».
Nella sua testimonianza davanti alla Commissione, Brownback ha indicato il Medio Oriente come l’area in cui «le comunità cristiane stanno diminuendo a causa della dura persecuzione, delle ingiuste carcerazioni e delle violenze motivate religiosamente». In quest’area è compreso anche l’Iran dove alcuni cristiani sono in carcere con l’accusa di «ostilità contro Dio», «corruzione sulla Terra» e «turbamento della sicurezza nazionale».
Il dott. David Curry, presidente del gruppo Open Doors USA, che monitora e difende la libertà religiosa, ha dichiarato che secondo i dati più recenti del gruppo “World Watch List”, 4.146 cristiani sono stati uccisi per la loro fede nel 2018 e oltre 2.625 sono detenuti senza prove, arrestati, condannati e imprigionati. Sempre nel 2018, 1.266 chiese sono state attaccate.
Persecuzione dei cristiani
Curry ha anche parlato di un «aumento drammatico» della violenza contro i cristiani, per cause diverse, compresa l’ideologia radicale islamica jihadista e di un’ondata di nazionalismi in paesi come l’India o dell’affermarsi di sistemi politici comunisti o post-comunisti.
Durante l’audizione si è parlato anche dell’attentato di Pasqua a chiese e hotels nello Sri Lanka in cui sono state uccise 2250 persone.
Ihlan Omar ha espresso le preoccupazioni dei cristiani per la chiusura di chiese da parte del governo per «motivi di sicurezza a seguito degli attentati. Alcuni membri delle forze armate che presidiano le chiese – ha affermato – avevano torturato i cattolici durante la recente guerra civile del paese e ha aggiunto che «molti» cristiani «sono comprensibilmente preoccupati per ciò che riguarda le intenzioni del governo dello Sri Lanka».
L’ambasciatore Brownback ha aggiunto che, «nella società, ci sono ferite profonde da rimarginare» e che «è necessaria una grande riconciliazione». Ha elogiato anche il card. Malcom Ranjith per il suo «eccezionale impegno» per evitare di chiedere degli indennizzi in seguito agli attacchi di Pasqua.
Un fondo per le vittime
Inoltre, ha osservato che un risultato del Ministerial Advance Religious Freedom, dello scorso anno, ospitato dal Dipartimento di Stato, è stata la creazione di un fondo per le vittime della violenza religiosa e che questo fondo è stato messo a disposizione delle vittime delle bombe dello Sri Lanka.
Nadine Maenza, vicepresidente della Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale, ha osservato che in Pakistan, anche se molti cristiani sono stati rilasciati, si teme un’escalation.
In Birmania – ha aggiunto Maenza –, anche se l’attenzione internazionale si è focalizzata sulla condizione dei musulmani roynghia, «meno nota è quella dei cristiani».
In seguito al conflitto tra i militari del paese e le organizzazioni etniche armate, migliaia di cristiani sono stati fatti sfollare e il governo si è servito del conflitto come pretesto per opprimere i capi cristiani «accusandoli di lavorare con le organizzazioni etniche armate.