Chiese date alle fiamme, sventati attentati, pressione sui fedeli cristiani perché si convertano all’islam. In Tatarstan – repubblica autonoma della Federazione russa, a maggioranza musulmana – aumenta l’allarme estremismo. Tanto che il presidente Rustam Minnikhanov ha espresso preoccupazione e ha promesso di seguire personalmente le inchieste aperte a riguardo.
Per quanto riguarda gli incendi, registrati in diverse zone della regione, le accuse formalizzate sono di vandalismo, incendio doloso, violazione della libertà di coscienza e religione. Gli inquirenti insistono, però, affinché vengano considerati come “atti di terrorismo”.
Nell’ultimo anno sono state sette le parrocchie cristiane date alle fiamme. Gli ultimi due episodi sono accaduti lo scorso 28 e 29 novembre, come riporta l’agenzia Regnum.ru. Nel 2012 non si era verificato nemmeno un caso simile. La procura generale ha puntato il dito contro “estremisti non identificati” e i colpevoli rischiano ora fino a 20 anni di detenzione.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Komsomolskaya Pravda, per gli incendi alle chiese gli inquirenti stanno seguendo la pista dei gruppi wahabiti. Che i responsabili degli attacchi siano musulmani aderenti a questo islam radicale lo sostiene anche parte del clero locale. Intervistato da Interfax, padre Dmitri Sizov, parroco nella zona di Pestrechinsky, ha raccontato che “tutta la comunità sa che è opera degli wahabiti”. A suo dire, in alcuni villaggi a maggioranza cristiana del Tatarstan si aggirano “agitatori fondamentalisti, che offrono ai fedeli di convertirsi all’islam”. “I sacerdoti rimangono in silenzio, perché hanno paura di essere accusati d’istigazione all’odio religioso”, ha aggiunto p. Sizov.
Il presidente Minnikhanov ha offerto una ricompensa di un milione di rubli per chi fornirà informazioni utili a individuare i responsabili degli incidenti, mentre è stata aperta un’inchiesta penale per complotto terroristico, dopo il ritrovamento di ordigni inesplosi nei distretti di Alexeyevsky e Nizhnekamsk, a fine novembre.
Dal canto loro, i leader religiosi locali – musulmani e ortodossi – hanno lanciato un appello alle rispettive comunità perché non raccolgano quella che definiscono una “provocazione”, volta a “distruggere le buone relazioni interreligiose sviluppate nel corso dei secoli nella regione del Volga”.
“Il vandalismo contro oggetti e luoghi di culto è un insulto diretto ai sentimenti dei fedeli e i responsabili di questi atti meritano un’ampia condanna pubblica”, hanno scritto in una dichiarazione congiunta il metropolita del Tatarstan Anastasio e il mufti Kamil Samigullin.