Circa 50mila fedeli hanno partecipato alle commemorazioni per l’11mo anniversario. Sopravvissuto: “I martiri ci ispirano a testimoniare Cristo”. Presidente dell’associazione delle vittime: “Intollerabile l’odio contro i cristiani diffuso dai fondamentalisti”.
I martiri del Kandhamal “vivranno tra di noi in eterno”. Lo affermano i sopravvissuti alle persecuzioni anti-cristiane del 2008 in Orissa, di cui lo scorso 29 agosto ricorreva l’11mo anniversario. Per ricordare quanti hanno perso la propria vita pur di non rinnegare la fede cristiana, l’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar ha organizzato le celebrazioni in quattro decanati. In totale, vi hanno preso parte circa 50mila fedeli. P. Pradosh Chandra Nayak, vicario dell’arcidiocesi, ha detto: “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Per questo ogni disumano atto di violenza contro i membri delle minoranze religiose è davvero triste e sventurato”.
Il vicario sottolinea che “tra i sopravvissuti sono ancora attuali paura e minaccia, preoccupazioni e angosce, dolore e agonia”. Nell’agosto del 2008 i radicali indù hanno compiuto la più feroce persecuzione contro i cristiani in India della storia recente. Alla fine dei pogrom il bilancio è stato pesantissimo, in particolare nel distretto di Kandhamal: 120 morti; quasi 56mila fedeli costretti alla fuga; 8mila case bruciate o saccheggiate in 415 villaggi; 300 chiese demolite; 40 donne stuprate (tra cui sr. Meena Barwa, nipote dell’attuale arcivescovo John Barwa); 12mila bambini sfollati e costretti a interrompere gli studi.
Il 29 agosto scorso circa 3mila cristiani si sono radunati nella parrocchia di Nostra Signora della Carità a Raikia, uno dei villaggi razziati dai fondamentalisti. Nella chiesa si è tenuta una messa speciale in ricordo non solo dei cristiani martirizzati per la fede, ma anche per le vittime degli atti di violenza sulla base della religione o del credo [di cui il 22 agosto ricorreva la prima Giornata internazionale commemorativa – ndr].
Paul Pradhan, sopravvissuto alle violenze settarie del Kandhamal, dichiara: “Oggi ricordiamo le vittime e i sopravvissuti. Così mostriamo solidarietà ai martiri che in modo coraggioso hanno affrontato la persecuzione e la morte per la fede in Cristo”. “Non possiamo dimenticare i martiri – ha aggiunto – che ci ispirano e motivano a testimoniare Cristo, nonostante la persecuzione e le minacce di morte”.
Bipro Charian Nayak, presidente dell’associazione dei sopravvissuti, denuncia il clima d’intolleranza nei confronti della minoranza cristiana. “Non possiamo tollerare – dice – l’odio contro i cristiani diffuso dai fondamentalisti in India. Tutti i governi [statali] hanno il dovere di perseguire coloro che compiono atti di violenza e devono condannare le persecuzioni in nome della fede in India, che è un Paese laico”. Il cristiano conclude: “Esiste il diritto fondamentale della libertà religiosa. Tutte le persone hanno il diritto di scegliere liberamente e vivere la propria fede. Chiediamo a tutti i governi di proteggere questo diritto inalienabile e le minoranze del Paese”.