Privacy Policy
Persecuzione cristiani Uganda
Una luce di speranza nella tragedia
Quando le vittime dell’odio anticristiano sono bambini e giovani, credo che restiamo tutti particolarmente raccapricciati.

 

Perché solo una crudeltà diabolica può portare qualcuno ad ammazzare i più piccoli e indifesi.

 

Quello che ti sto per raccontare è accaduto il 16 giugno scorso in Uganda.

 

Quel giorno, i militanti islamici delle Forze Democratiche Alleate (la cui bandiera riproduciamo qui sotto) hanno bruciato i dormitori della scuola di Lhubiriha a Mpondwe, uccidendo 37 studenti e 4 abitanti del villaggio.

 

Come ha riportato la onlus Porte Aperte, secondo un operatore dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) presente sul posto al momento dell’attacco, i criminali hanno fatto irruzione la sera nei dormitori, gettando tutti nel panico. Subito “hanno chiesto a chi fosse musulmano di spostarsi, perché non avevano intenzione di far loro del male, poi hanno agito con violenza”.

 

Un’altra testimone, che vive di fronte alla scuola, ha inoltre raccontato di aver sentito i combattenti gridare “Allahu Akbar”, che significa “Allah è il più grande”.

 

Insomma, ancora una volta, nel nome di Allah, l’islam massacra i cristiani.

 

Dimmi tu quale dialogo può essere possibile con chi non riconosce il tuo diritto all’esistenza.

 

Come spiegare a chi ha perso un figlio o un genitore in un massacro che la religione islamica è tollerante?

 

Tuttavia, nonostante tutto questo orrore, la luce e il bene prevalgono sempre.

 

C’è un fatto che lo dimostra e che ci rincuora.

 

Devi sapere che tra le vittime dell’eccidio c’era anche Amina, una ragazza cacciata dalla famiglia per aver scelto di seguire Gesù. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato il 3 luglio scorso.

 

Nata il 20 luglio 2007 da genitori musulmani, Amina non aveva ancora compiuto 16 anni. La sua conversione al cristianesimo, avvenuta insieme alla madre il 2 giugno del 2022, aveva generato forti conflitti in famiglia, specialmente con il padre, un musulmano radicale.

 

Ebbene, Porte Aperte informa che, durante il funerale della ragazza, “uno dei familiari musulmani ha messo in discussione l’operato di chi compie atti violenti in nome di Allah, palesando seri dubbi in merito alla sua stessa fede islamica”.

 

A quanto risulta, l’uomo, dopo aver ascoltato il Vangelo, ha deciso di donare la sua vita a Cristo. Ovviamente ha immediatamente subito forti pressioni dalla famiglia. “Mi è stato detto che non posso continuare a vivere. Che devo essere ucciso. Non nego che ho paura ma confido in Gesù”, ha dichiarato.

 

Storie così commuovono sino alle lacrime.

 

E noi, che viviamo ancora in un mondo libero, cosa facciamo per testimoniare la nostra fede?
Raccogliamo più firme possibili!
I dati del Rapporto di ACS, tra gennaio 2021 e dicembre 2022, parlano chiaro. Nel mondo, in un 1 Paese su 3, il diritto alla libertà religiosa non è pienamente rispettato. Vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata.

Firma subito la petizione alla presidente Meloni per dimostrarle che siamo in tanti ad avere a cuore il bene di tanti nostri fratelli e sorelle!
Aderisci anche tu